Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO NO.NO.
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      Dio facendogli comandamento di rendere la libertà alla patria, come vide che ostinatamente ricusava di ciò fare, lo lasciasse morire impenitente.
      III. Gli effetti delle prediche del Savor.-rola dopo la morto di Lorenzo si fecero grandemente maggiori. Imperciocché Pietro primogenito de' suoi tre figli, giovane di anni ventuno, non aveva né lo ingegno, ne la esperienza, nè la riputazione del padre. Oltreché era fuor di modo altero e vano, e pronto a rischiare i più solenni negozii per appagare il suo puerile talento. Onde è che incominciarono a manifestarsi potentemente i sinistri umori, ai quali era efficace fomite la inspirata parola del frate. Pietro dei Medici divisò rendersi più temuto al popolo dando un rigoroso esempio contro una famiglia che discendeva da un fratello di Cosimo il vecchio, e che da lui senza cagione nè scusa fu cacciata dalla città, poiché i suoi più intimi famigliari lo ebbero sconsigliato di spegnerla come era suo desiderio. In questa occasione il popolo diede manifestissimi segni di commiserazione verso gì' innocenti e di ab-borrimento contro Pietro, il quale con la sua invincibile vanità sturbò un provvedimento che avrebbe potuto impedire, non che la rovina sua, la minacciata invasione dei barbari.
      IV. Lodovico il Moro, che forse aveva maggior senno degli altri principi e uomini che governavano i maggiori Stati d'Italia, vedendo gli apparecchi che faceva il re di Francia, Carlo Vili, divenuto erede dei diritti dei duchi d'Angiò, intendeva con ogni studio a comporre una lega dei principali Stati d'Italia contro qual si fosse nazione straniera. Del papa egli era sicuro, e perchè lo teneva mirabilmente edotto delle condizioni dei grandi Stati d'Europa, e perchè pareva che Ascanio Sforza fosse il suo braccio destro — e Ascanio che aveva patito le persecuzioni della reggenza di Milano, promoveva gì' interessi del fratello — Lodovico quindi propose che il re di Napoli, il duca di Milano, quello d: Ferrara, e la repubblica fiorentina mandassero i loro oratori congiunti, quasi formassero una sola ambasceria, a complire il nuovo papa, e che il solo ambasciatore del re di Napoli favellasse a nome di tutti. In tal guisa la Italia offrirebbe agli occhi dell'universo uno spettacolo ammirando, che essendo manifesta prova


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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