Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      della loro unione intimorisse gli stranieri e li svogliasse dal tentare impresa alcuna contro essa. E il divisamento era stupendo, e sarebbe stato il primo esempio di quella concordia, che gli stranieri nemici agli Italiani godevano di non vedere mai rafferma. Se non che la vanità di Pietro dei Medici sturbò — come di sopra dicevamo — un provvedimento al quale gli altri avevano assentito estimandolo efficace alla comune sicurezza. Pietro de'Medici che per magnificenza reputa vasi maggiore a tutti i principi d'Italia, essendosi dalla repubblica, che a dispetto degli sforzi del padre suo esisteva ancora, fatto eleggere ambasciatore al papa, aveva fatto sontuosissimi apparati per vincere tutti i colleghi col fasto e con lo splendore del suo corteo. I racconti che ne fanno gli scrittori suoi coetanei sembrerebbero storielle da romanzo se fosse possibile impugnarli. Non sapendo egli apertamente dissentire dal disegno di' Lodovico il Moro, non so con che pretesto fece che il re di Napoli non assentisse; e la concordia si ruppe. E fu questa la prima cagione che indusse Lodovico, il quale ebbe novelle prove di un secreto accordo a suo danno tra il re di Napoli e Pietro de'Medici, a mutare politica, cioè a cercare salute presso quegli stranieri dai quali ei dianzi temeva la rovina sua. Concluse quindi un' alleanza col papa e con la veneta repubblica a fine d'infrenare la soverchia potenza di Ferdinando di Napoli; alla quale lega, sottoscritta nella primavera del 1493, accesse il duca di Ferrara: tutti i collegati non dicevano di volere far guerra, perchè non v'era aperta cagione, ma intendevano mantenersi in quella che, con la frase della moderna diplomazia, direbbesi neutralità armata.
      V. E' non è dubbio che Lodovico il Moro, vedendo la inettitudine del duca suo nipote, rivolgesse da lungo tempo il pensiero di doventare sovrano anco di nome come lo era di fatto, e trasmettere la sovranità della Lombardia alla propria famiglia. Erano circa quindici anni ch'egli amministrava lo Stato, e forse per allora non pensava di mandare ad esecuzione il suo disegno; imperocché amava evitare gli scandali; ma il minaccioso aspetto del futuro, e più anche un pettegolezzo di famiglia gli fecero rompere ogni indugio. Il duca Giovanni Galeazzo aveva in moglie Isabella d'Aragona, figliuola di Alfonso


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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