Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      sto di grandi sacriflcii col re d'Inghilterra, con l'imperatore germanico e con Ferdinando di Castiglia; e dopo avere fermato un segreto trattato con Lodovico, mandò ambasciatori ai principi e alla repubbliche d'Italia per spiarne gli umori e indurli a favorire la sua causa ch'egli chiamava giusta. Gli oratori del re altro non ottennero che proteste di benevolenza e di affetto verso il loro signore, ma inani risposte alle loro domande. Ferdinando allora vide la gravità del pericolo, e mentre faceva concessioni, e fra l'altre maritava una sua figlia naturale ad un figliuolo del papa, si rivolse principalmente a Lodovico il Moro. Forse il re di Napoli non conosceva particolarmente gli articoli del trattato, ma nello stesso tempo non prestava fede al reggente di Milano, il quale faceva sembiante di essere più che gli altri principi atterrito della imminente calata dei Francesi. Ferdinando gli propose di comporre amichevolmente, come conveniva tra parenti, tutte le loro differenze, gli fece dire perfino che con soddisfazione lo avrebbe veduto e riconosciuto duca di Milano, imperocché la moglie di Lodovico era figlia d'una figliuola di Ferdinando. Si propose anco di recarsi a Genova per abboccarsi con lui; in somma voleva in tutte le guise stornare dal suo reame la minacciosa procella. E come vide tornare inutili le pratiche, si diede a fare d'ogni sorte apparecchi di difesa per mare e per terra. Ma in quel mentre, colto da un'improvvisa infermità, sul principio dell' anno 1494 cessò di vivere.
      VI. Ad Alfonso duca di Calabria, succeduto a Ferdinando suo genitore, venne fatto di far dichiarare a favor suo tutti gli Stati della Italia meridionale. Di accordo con papa Alessandro implorò aiuto al sultano de'Turchi; ne ebbe promesse; ma Baiazzette non aveva animo valoroso e assetato di conquiste al pari di Maometto suo padre. Nondimeno il re di Napoli confidava che il passo sarebbe stato non solo negato ma contrastato ai Francesi nella Italia di mezzo. E furono vane speranze, imperocché lo esercito invasore quasi senza snudare il ferro per la via di Pontremoli era già entrato in Toscana.
      La nuova delio avanzarsi dei Francesi sparse lo sgomento fra coloro che reggevano la fiorentina repubblica, la


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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