Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO NO.NO.
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      terne la elezione alla libera volontà (lei popolo ivi per questa volta raccolto senza tumulto, si profferse, e fece leggere i patti imposti alla balìa. Il popolo assentì acclamando e tornò alle proprie case. E questa fu una prima vittoria dei partigiani del governo oligarchico riportata a danno delle due altre fazioni che il comune interesse aveva congiunte in una sola. Fu una vittoria, ma era ben frivola cosa rispetto alle somme difficoltà nelle quali trovavasi impacciato il reggimento. La balìa elesse venti deputati o, come gli chiamavano, accoppiatori, ai quali fu data per un anno potestà di eleggere i signori ; ma fino da principio tolsero forza e riverenza alla legge stanziando che uno degli accoppiatori potesse avere età minore di quaranta anni, e con siffatta eccezione nominarono quel Lorenzo de' Medici che discendeva da un fratello di Cosimo il Vecchio, e come di sopra fu da noi riferito, dalla insana gelosia di Pietro era stato cacciato da Firenze. Scoppiata la rivoluzione, era coi suoi congiunti ritornato alla città, e in odio ai tiranni aveva deposto il proprio casato facendosi per soprannome chiamare popolano. 11 popolo che già lo vedeva di buon occhio, dopo il suo ingiusto esilio incominciò a portargli tanto affetto quanto odio sentiva per lo spodestato cugino.
      Questo Lorenzo la balìa intendeva rendere capo della nuova oligarchia, e insignire di quell'alto grado che avevano goduto nella repubblica Lorenzo il Magnifico e Pietro. La signoria rinnovò anco il magistrato dei Dieci. E con questi due provvedimenti credevano avere bene avviate le cose ; ed erano stolti, imperocché ogni segreto intendimento che si asconda sotto le azioni umane e che debba frustrare gli effetti, a conseguire i quali quelle tali azioni si fanno, o prima o poi si scuopre da sé e distruggesi. La signoria eleggendo venti accoppiatori faceva pensiero di assicurarsi il monopolio delle elezioni ; ma costoro tosto si scissero, e non fu possibile fare una sola elezione a unanimità di suffragii. Tanta discordia bastò per far perdere ogni riputazione tanto agli accoppiatori quanto agli ufficiali eletti da loro; le predicazioni con che frate Girolamo si pose a tempestarli dettero loro l'ultimo colpo. Un giorno l'animoso frate invitò i Signori e il popolo alla chiesa di San Marco, dove dal pergamo palesò la volontà del partito


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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