Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      e poiché alcuni giorni dopo la pubblicazione del trattato lo vide nuovamente festeggiare, si partì da Venezia recandosi a Napoli per dimostrare con la efficacia della parola a Carlo ciò che gli aveva più volte per lettere riferito intorno ai sovrastanti pericoli.
      XIII. Carlo Vili avendo invano sollecitato il papa a concedergli la investitura del reame di Napoli, volle supplirvi con una ceremonia. Fra mezzo al suo vittorioso esercito ei cavalcando vestito del manto regio, portando nella destra il globo, e nella sinistra lo scettro, fece il suo solenne ingresso nella città di Napoli, e condottosi alla maggior chiesa, giurò di mantenere e difendere i diritti, i privilegi e le consuetudini dei Napoletani. Quindi, istiganti i cortigiani suoi, nel maggio di queir anno ripartì per tornare al suo regno di Francia. 11 papa, da lui invitato ad un abboccamento, si allontanò da Roma con intenzione, e quante volte vi fosse da necessità costretto, di fuggire per mare a Venezia. Nel giugno Carlo giunse a Siena, vi sedò le fazioni che romoreggiavano, détte la signoria della repubblica al signore di Lignì, ed era incerto della via da tenere per procedere oltre senza pericolo. I Fiorentini gli avevano fatto nuove offerte perchè rendesse loro la città di Pisa. Dicevano essere pronti a pagare gli ultimi trentamila fiorini dei dugentomila pattuiti nel trattato, e inoltre dargliene in prestanza altri settantamila, e farlo accompagnare fino ad Asti da una numerosa schiera di fanti e di cavalli. Non sapendo rispondere con chiarezza, agli ambasciatori fiorentini che sempre insistevano fece comandamento di andare ad aspettarlo a Lucca dove si riprenderebbero i negoziati.
      Da Siena era egli giunto a Poggibonsi, allorché vide apparire frate Girolamo Savonarola, il quale come ambasciatore della repubblica gli fece rimprovero degli sprezzati giuramenti, delle immanità commesse dalle sue masnade in tutta Italia, della sua non curanza della Chiesa eh' egli era tenuto a correggere e riformare. Concluso che ove non mutasse proposito e non compisse la missione affidatagli, fra non molto tempo sentirebbe pesare sul capo la tremenda mano di Dio. Le fiere parole del frate, misero gravissima paura nel cuore del forsennato principe. Accresceva i suoi sospetti il contegno dei


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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