Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO NO.NO.
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      lieve pretesto per ascendere sul pulpito ed arringare il popolo, in un negozio di sì grave momento non aperse il labbro, non si mostrò nè anche. La notte del 21 agosto i cinque male arrivati cittadini, non si sa se rei o innocenti, furono fatti inesorabilmente morire.
      *
      Ma come la prima ebbrietà fu calmata, il popolo pensando al contegno tenuto dai suoi capi cominciò a biasimarli, e sopra tutto sparlava senza pietà del Savonarola ; lo tacciava di ingannatore, di bugiardo profeta ; a lui solo attribuiva tutti i danni sostenuti dal Comune per avere posta cieca fiducia nel re di Francia, il quale non aveva slealmente mantenuta neppure una delle giurate promesse. Savonarola adunque, che testé vedevasi sul culmine del favore popolare, incominciava a declinare finché di fuori venne il colpo che lo precipitò in fondo alla estrema rovina.
      XV. Papa Alessandro alle vecchie enormezze ne aggiungeva di nuove e maggiori. La sua stessa famiglia aveva porto un argomento di atroce e schifosa tragedia. Cesare Borgia aveva a tradimento ucciso il suo proprio fratello Francesco duca di Candia, come allora ne corse universale la voce, per gelosia della propria sorella Lucrezia che si era con ambidue incestuosamente mescolata. Il santo pontefice ne sentì cotale stemperato dolore, che reso insano, in pieno concistoro confessò e pianse su i propri peccati che gli provocavano contro l'ira di Dio, e per placarlo si obbligò a riformare i propri costumi e quelli della sua corte. Ma erano subitanei accessi che, appena sparita la impressione prima, lo facevano trascorrere a maggiori immanità.
      Cosiffatti avvenimenti porgevano ampia materia allo ardente zelo di frate Girolamo, il quale veramente voleva la riforma de'costumi, e per tutta la sua vita non solo non cessò mai di darne buono esempio, ma dagli uomini imparziali non patì il minimo sospetto d'ipocrisia. Alla perfine Alessandro VI fece pensiero di disfarsi di colui che lo vituperava ed accusava, o, come il santo padre diceva, infamavalo agli occhi del mondo. Sapeva bene che in Firenze esisteva una fazione opposta al frate e alla parte popolare e fautrice dei Medici; con essa adunque egli fece lega, essa egli prese ad istigare nel tempo


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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