Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      stesso che ne'concistori dichiarava il Savonarola eretico e sovvertitore del popolo, e però con l'autorità di capo della Chiesa gli aveva inibito di predicare. Non perciò il fecondo seme delle dottrine del frate spegnevasi; egli aveva nel suo convento discepoli non meno di lui infiammati di carità cristiana ed eloquenti. Interdetto il pulpito al maestro, vi ascese frate Domenico da Pescia. Fino allora adunque il papa non aveva conseguito il proprio intendimento ; ma cominciavano già a fare effetto le trame da lui ordite con la fazione de'compagnacci o, come anche chiamavansi, libertini. Erano giovani pertinenti alle più cospicue ed agiate famiglie, i quali disdegnavano quello aspetto monacale che frate Girolamo dal 1494 in poi aveva dato alla più gaja città del mondo. Non potevano sopratto patire quel mandare eh' egli faceva attorno per tutte le case turbe di ragazzi, in carnevale, chiedendo libri e pitture oscene, strumenti musicali, carte da giuoco, ornamenti femminili esimili cose che egli diceva fomite al peccato, per farne un falò a edificazione delle anime. E davvero erano cose da fare stomaco; ma considerata la qualità de' tempi e le strane condizioni in cui trovavansi gli animi del fiorentino popolo, il filosofo invece di sdegnarsi dovrebbe deplorare quei traviamenti di uno zelo sinceramente sentito, ed espresso senza alcun velo, che pro-duceva gli effetti medesimi del fanatismo cristiano de' primi secoli contro il paganesimo e del fanatismo devastatore dei barbari contro i monumenti del mondo civile. I libertini, confortati da Roma alle aperte aggressioni, turbavano di continuo le concioni del frate, e un dì giovandosi di un tumulto da loro suscitato, tentarono di assassinarlo. Ma il colpo che riuscì veramente fatale al Savonarola fu questo. La fiorentina repubblica a quei tempi era travagliata da angustie grandissime. Abbandonata dalla Francia, venuta in sospetto alla lega italiana per avere in sul suo primo costituirsi, mentre Carlo non aveva ancora ripassate le Alpi, ricusato di aderirvi, non poteva venire ad aperta rottura col papa. La Signoria, sempre incitata da lui a fare cessare gli scandali, scrisse, difendendo il Savonarola, d'avergli inibita la predicazione. Ma il papa non era per anche soddisfatto; e difatti, alcuni giorni innanzi la lettera dei priori, Io aveva scomunicato dichiarando


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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