Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'384
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
vano in sospetto e trepidanti, massime quando lo videro spalleggiato non solo ma fornito di soldatesche da Luigi di Francia. I Fiorentini soprattutto erano ridotti a tristissime condizioni sì per la lunga guerra fino allora sostenuta e non ancora a termine condotta, e sì perchè non sapevano per la natura del loro governo fare uso degli inganni ed accorgimenti politici con che armeggiavano i principi d'Europa. Costoro sdegnavano apertamente di ammettere i Fiorentini agli arcani delle loro trame, scusandosi con dire che in una città dove la potestà suprema rinnovavasi ogni due mesi, fidarle un disegno, la riuscita del quale dipendeva dal tenerlo secreto, era il medesimo che pubblicarlo. Gli ambasciatori dei potentati che avevano o simulavano amistà verso la fiorentina repubblica, muovevano lamento ai più cospicui cittadini e gì' incitavano a riformare lo Stato. La necessità della riforma, adunque, era da tutti sentita; nè era cosa irragionevole, imperocché in tempi di grandi commovimenti la miglior forma di governo è quella che afforza il braccio di chi siede al timone della cosa pubblica in guisa che si possa con celerità provvedere e senza impacci mandare ad esecuzione. Come è da supporsi, i fautori dei Medici si fecero innanzi per proporre il ristauro del governo di Lorenzo,richiamando alla patria i suoi esuli figli. Ma in Firenze da otto anni erano in esercizio le istituzioni democratiche; e lo antico spirito della libertà era risorto e cresceva. Onde i veri amatori della patria, non reputando ragionevole oppugnare la voluta riforma, proposero si creasse un gonfaloniere a vita, il quale, a somiglianza del doge di Venezia, fosse sottoposto al sindacato e alla vigilanza degli Otto di Balìa. Il gran Consiglio approvò la proposta, e nel settembre del 1502 Piero Soderini fu creato gonfaloniere perpetuo. Fecero nel tempo stesso altre riformagioni per rendere più semplice e rinvigorire il governo, e quindi si posero in più stretta relazione con Francia e con Roma, e con Cesare Borgia, che portava il titolo di Duca Valentino datogli da Luigi XII, al quale duca spedirono ambasciatore Niccolò Machiavelli, perchè indagasse quali pensieri volgeva nell'animo.
E cotesti pensieri erano veramente sterminati e venivano mandati ad effetto con ogni specie di scelleratezze. Se non che
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