Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SONO.
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      che erano o per le ricchezze di recente acquistate dicevansi nobili. I nobili non avevano mai quanto allora goduto esenzioni e privilegi. Il re senza velo li favoriva, sebbene volesse ad un tempo che venissero mantenuti gli statuti vigenti e le consuetudini del Comune; ma i suoi governatori, venendo in Italia da un paese, dove la legge non riconosceva l'ordine del popolo, che anzi lo considerava come gente da taglia e da cor-vea — mi valgo d'una frase con che in Francia defmivasi la plebe — non sapevano intendere in che guisa ii popolo osasse venire a contrasto coi gentiluomini iniorno a diritti e prerogative. Ma le passte vicissitudini avevano stranamente confuso gli ordini della cittadinanza, e per nobiltà allora altro non in-tcndevasi che quelle famiglie le quali da circa un secolo avevano esercitata la sovranità, mentre le vere ed antichissime casate, le quali tuttavia portavano i nomi più illustri della storia genovese, erano confuse fra il popolo. Un ordine cosiffattamente formato era bene diverso da quello che nella mente dei Francesi in Italia rappresentava il vocabolo popolo o plebe. La protezione adunque da loro largita alla nobiltà provocò tosto un conflitto, che finì con un tremendo rivolgimento.
      XXI. La insolenza dei nobili era giunta tanto oltre che avevano sui loro pugnali fatto incidere questo motto: castiga villani. Non v'era giorno che non seguisse qualche aggressione fatta da un nobile contro un cittadino; e se questi chiedeva giustizia, il governatore lo cacciava dal suo cospetto, forte maravigliandosi che osasse muovere lamento. Nè valeva sperare giustizia da'tribunali, imperocché, secondo gli accordi, i pubblici ufficii erano egualmente divisi tra i popolani e i nobili, i quali sempre intenti a sostenere la propria fazione prevalevano dovunque. E però il popolo, il cui ordine era più numeroso, da gran tempo chiedeva che cotesta distribuzione d'uffieii venisse riformata, e i popolani invece d'una metà ne avessero due terzi. Ma supplicava invano; i sinistri umori crescevano; il governatore studiavasi di rimediare con mal trovati espedienti. Un dì in occasione d'un alterco seguito in mercato per frivolissima causa tra un gentiluomo e un popolano, tutta la città a un sol grido fu in armi. I capi erano lì pronti per guidare il popolo e mostraronsi. Al Francese che gover-


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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