Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'390
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
sue istanze, da Bologna ove doveva seguire un abboccamento fra lui e il re, s'era sdegnosamente partito alla volta di Roma. Lo imperatore Massimiliano, supplicato medesimamente dai Genovesi, aveva anch'egli scritto a Luigi. Ma perchè gli aveva rammentato che dipendendo essi come Italiani dallo impero, era suo dovere proteggerli, e quindi si offriva mediatore, il re di Francia ne ebbe sdegno, e sebbene affermasse sempre di spregiare Massimiliano, ne concepì tanto sospetto che accrebbe e accelerò gli apparecchi per marciare contro la città ora apertamente da lui accusata di fellonia.
Disperando d' ogni straniero soccorso i Genovesi deliberarono di scuotere onninamente il giogo del re di Francia, ed elessero doge un artigiano che aveva nome Paolo di Novi. Non raggiri, non ambizione, non potenza di demagogo furono cagione a cotesto suo inalzamento, ma fama d'onestà, severità d'indole, e virtù degna degli antichi e gloriosi tempi del libero vivere. In sul principio sconfisse una numerosa schiera d'armati coi quali i Fieschi volevano riconquistare i perduti feudi. Costrinse ad arrendersi i Francesi che presidiavano il forte del Castellacelo, ed eresse una nuova fortezza per impedire il passo agi' inimici. Luigi XII intanto procedeva col suo esercito verso Genova. Dicesi che al solo vederlo le mal disciplinate milizie dei Genovesi si atterrissero e dessero alla fuga, ed arrivati in città vi destassero universale spavento. Poco dopo vi giunsero le soldatesche regie. Paolo di Novi oppose valida resistenza; ma i cittadini temendo il saccheggio, badavano solo a porre in salvo le loro sostanze, e non accorrevano dove era il pericolo; e quando il governo si vide ridotto agli estremi inviò al re due ambasciatori per proporgli che la città era pronta a rendersi a patti. La proposta fu respinta. Intercedente il cardinale d'Amboise, precipuo ministro (li Luigi, gli ambasciatori studiavansi di far nuove proposte allorquando una schiera di cittadini, vergognandosi di dovere così vilmente piegare la fronte allo straniero, assaltarono con grande impeto, lo esercito del re, ma dopo una non breve zuffa si, videro costretti a retrocedere. Allora giunsero al campo del re nuovi oratori per offrirgli la città a discrezione. Il re promise clemenza e moderazione e generale per-
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