Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      '392
      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      fatto noi ragioneremo dopo di avere raccontali gli estremi sforzi e la caduta di Pisa.
      I Pisani avevano potuto difendersi dai Fiorentini e per tanti anni sostenere con ogni specie di sacriflcii la guerra perchè erano sempre lusingati dalla speranza e spesso sovvenuti di soldatesche da quei potentati stranieri cui tornava utile che la città per allora non cadesse. Ma dacché nel 1507 Luigi di Francia e Ferdinando di Spagna si erano posti d'accordo intorno alle loro faccende in Italia, ambidue erano parati a lasciare Pisa come cosa non che si abbandoni, ma che si ceda altrui per ricavarne emolumento. Dopo la caduta di Genova i Pisani non potevano sperare verun soccorso, perocché, sebbene la proposta da essi fatta per dare a' loro antichi rivali la signoria del Comune non fosse stata pei raggiri dei nobili accettata, nulladimeno i Genovesi continuavano a soccorrerli, e adesso non lo potevano in alcun modo senza il beneplacito del re di Francia. Da costui dunque e dal suo nuovo alleato di Spagna dipendeva il fato dei miseri Pisani. Ferdinando il Cattolico agli ambasciatori fiorentini disse Luigi XII avergli messe in mano le cose di Pisa, ed essere egli disposto a lasciarla loro conquistare purché gli dessero un convenevole compenso, o per dirla con vocaboli più chiari, era prontissimo a venderla per una somma di danari. Chiedeva il gran re cinquantamila ducati per sé e altrettanti pel suo collega, ed entrambi promettevano d'ingannare i Pisani facendo presidiare l'assediata città dalle loro soldatesche, le quali fra otto mesi dovevano consegnarla ai Fiorentini. La disonesta offerta non fu accolta dalla fiorentina repubblica; e però l'anno dopo ricominciò la guerra condotta dalle milizie cittadine riformate secondo nuovi ordinamenti dettati da Niccolò Machiavelli, le quali milizie costavano meno ed erano meglio disciplinate delle antiche condotte da'venturieri, e delle nuove soldatesche degli oltramontani. A Luigi di Francia non talentava la ripulsa dei Fiorentini; Pisa in tal modo diventava una mer-catanzia inutile nelle sue mani; si prefisse dunque farla valere e senza indugio, perciocché l'esito prospero del negozio stava tutto nella celerità a concluderlo e mandarlo ad effetto. Spedì a Firenze un suo ambasciatore ; il quale rimproverò la


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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