Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO NO.NO.
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condotta tenuta dalla repubblica verso il re e i suoi alleati, e il favore prestato ai suoi nemici, e lo disse in guisa che i Fiorentini si accorgessero del segreto intendimento di quel messaggio: il re voleva che si ripigliassero e tosto si conducessero al termine i negoziati intorno al trattato di vendita. E difatti non vi era tempo da perdere: le condizioni di Pisa erano tristissime. Gli abitatori delle campagne che si erano riparati in città e formavano la parte più numerosa della popolazione, dopo tanti anni di vane speranze erano stanchi e gridavano di venire a patti coi Fiorentini; la valorosa cittadinanza che col consiglio e con la mano aveva fino allora difeso le patrie mura, era considerevolmente scemata. Nonostante, alla misera città non era anco concessa la libertà di rendersi e fare cessare le devastazioni della guerra, le era mestieri aspettarne la licenza del re che per le cose accennate di sopra non aveva potuto concordare coi Fiorentini. Finalmente non avendo l'oratore del re di Francia, e quello di Ferdinando il Cattolico potuto concludere nulla in Firenze, le pratiche si continuarono alla corte francese. Luigi, poiché dal suo luogotenente in Lombardia gli fu scritto che Pisa stava per cedere agli assediatori, spedì nuovi soccorsi in aperta violazione del trattato che gì' imponeva di non impedire in nessun modo che i Fiorentini risottomettessero all' autorità loro i sudditi ribelli. Il governo di Firenze che di ciò si accòrse, e che oramai vedeva il popolo stanco di una guerra durata tanti anni, offrì a Luigi ed a Ferdinando cento mila ducati. 11 francese accettò l'offerta somma tutta per se e volle che la repubblica pagasse allo spagnuolo altri cinquantamila ducati, alla quale impudentissima condizione i Fiorentini furono costretti a sobbarcarsi. Il contratto fu stipulato nel marzo 1509, e i Fiorentini, non più impediti nè molestati, cominciarono a stringere con più energia e più da presso la malarrivata città. Da un corsaro genovese, consenziente il monarca francese, fecero chiudere le bocche d'Arno perchè gli assediati non ricevessero di fuori soccorsi d'armi o di vettovaglie. Costrinsero i Lucchesi a chiudere i loro confini a'Pisani. Pisa fra tante miserie fu presto afflitta dal flagello della fame. La plebe e in ispecie i contadini tumultuavano: nulladimeno ai più cospi-
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