Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      '394 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      cui cittadini non reggeva l'animo di darsi nelle mani de' loro nemici dei quali temevano forte la vendetta. Implorarono la mediazione di Jacopo d'Appiano signore di Piombino; presso al quale recaronsi i deputati di Pisa e quelli di Firenze, ma tosto partironsi senza nulla concludere. Nel maggio, Pisa, ottenuti i salvocondotti dai commissarii dello esercito nemico, spedì dodici oratori a Firenze per rendersi a patti; e ne'primi giorni di giugno fu pubblicato il trattato di resa in Firenze e in Pisa. Il dì 8 lo esercito fiorentino entrò nella città, senza la consueta alterigia dei vincitori, senza intemperanza, senza spirito di vendetta, ma recando seco gran copia di vettovaglie per isfamare lo affamato popolo.
      La repubblica vincitrice perdonò alla vinta tutte le offese, restituì le terre tolte ai cittadini, pagò le rendite riscosse durante la guerra ; Firenze pareva una madre che riceva fra le braccia la figlia traviata. E quasi facesse senno delle cagioni che quattordici anni innanzi avevano indotto i Pisani a ribellare, lasciò loro intatti gli antichi privilegi, diede loro piena libertà di traffico, agguagliò dinanzi ai tribunali i cittadini di Pisa a quelli di Firenze. Insomma i due popoli rivali parevano chiamati a comporre una sola famiglia.
      E non per tanto il fiero animo dei Pisani non sapeva accontentarsi di tanta generosità, benedetta e festeggiata dal minuto popolo. Le più cospicue famiglie, anziché vivere in seno alla patria non più libera, preferirono esulare, seco portando in terra straniera 1' amarezza del perduto tetto natio e la speranza del futuro riscatto. Ma l'alba del sospirato giorno non venne mai più; e il più nobile sangue di Pisa si rassegnò a vivere perpetuamente ne' paesi stranieri e a considerarli come patria novella.
      XXIII. I travagli finora raccontati de' Comuni diventano frivola cosa rispetto al turbine di guerra che gli stranieri ap-parecchiavansi ad accendere per allora in Italia. Veramente cagioni prossime d'ostilità non esistevano, imperocché i più potenti principi erano vincolati da recenti trattati di pace. Ma a quei tempi nei quali più che mai la politica era immedesimata con la perfidia, un principe non si reputava onorato e grande abbastanza, se non riuscisse a ingannare colui che simulava di


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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