Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'396
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
a rendere ciò eh' ella aveva rapito agli altri : alla Santa Sede, Ravenna, Cervia, Faenza, Rimini, Imola e Cesena ; allo impero, Padova, Verona e Vicenza ; alla casa d' Austria, Rove-redo, il Friuli, e Treviso ; al re di Francia come duca di Milano, Bergamo, Brescia, Crema, Cremona, e la Ghiara d'Adda; a Ferdinando il Cattolico come re di Napoli, Trani, Brindisi, Otranto, Gallipoli, Mola e Polignano che i Veneziani tenevano in pegno per le somme somministrate alla caduta dinastia aragonese ; al re d'Ungheria, la Dalmazia e la Schiavonia ; al duca di Savoia, il regno di Cipro; al duca di Ferrara e a quello di Mantova, le terre loro usurpate. Ad un simigliante trattato che pareva la partizione fatta da un severo giudice, chi poteva ricusare di accedere? Nondimeno uno degli invitati, potentissimo per la sua forza morale non che per l'indole sua feroce e guerriera, stette quasi per mandarlo a soqquadro. Giulio II ambiva ad estendere la dominazione della Santa Sede, non con la frenesia de'suoi predecessori che dicendosi padroni di tutti i re della terra avevano accattato armi e pecunia da tutti per sostenersi sul trono di San Pietro, ma intendeva allargare i confini del territorio pontificio tanto da rendere la Chiesa romana, come principato temporale, preponderante sopra tutti gli altri Stati della penisola. A ciò fare specialmente lungo l'Adriatico gli era d'inciampo la Repub-blica di Venezia; avrebbe voluto umiliarla e prostrarla; ma temeva molto più degli stranieri e massime di Luigi XII e di Ferdinando il Cattolico, i quali erano formidabilissimi non tanto per ciò che possedevano in Italia, quanto per i vasti regni che avevano fuori, e nei quali potevano ognora trovare i mezzi per aggredire qual si fosse altro stato italiano. Dopo che, adunque, lo imperatore e il re di Spagna sottoscrissero il trattato, Giulio II era perplesso e teneva a bada gli ambasciatori dei collegati : prima di dare una non ambigua risposta volle tentare alcun mezzo a romperlo. Sapeva bene che alla repubblica era ignota la lega contro essa ordita, che anzi avendone qualche cosa sospettato lo ambasciatore veneto mentre il cardinale d'Amboise e Margherita d'Austria ne trattavano, ed avendone ragionato con Luigi XII, questi rispose assicurandolo di non temere nulla di sinistro, perocché nessuna cosa
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