Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO NO.NO.
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      al mondo poteva indurlo a mancare di fede ai suoi antichi alleati. Era in Roma ambasciatore di Massimiliano un epirota chiamato Costantino Cominates, il quale nutriva rancore contro i Francesi per una vecchia ingiuria da loro ricevuta. A lui dunque si rivolse Giulio II ingiungendogli di favellare con Giovanni Badoero ambasciatore veneto, rivelargli la congiura dei principi contro la sua repubblica, e proporgli il papa essere pronto ad abbandonare la lega purché fossero date alla Chiesa Rimini e Faenza. Aggiungeva nello stesso tempo che se il senato volesse favoreggiare lo imperatore nelle sue pretese sul ducato di Milano, avrebbe anch' egli trovato modo di rompere il trattato di Cambrai.
      Il veneto governo aveva già d'altronde avuto nuova della lega ordita a'suoi danni, e innanzi di rispondere alle proposte del pontefice volle provarsi di porre la scissura tra Massimiliano e Luigi, facendo al primo le più vantaggiose profferte; ma l'oratore a lui spedito per i raggiri dell'ambasciatore francese non ebbe accesso a Massimiliano. Il papa intanto insisteva, e vedendo i Veneziani ripugnanti a seguire i suoi ammonimenti, firmò anche egli il trattato.
      XXIV. Mentre la Francia adduceva varie cagioni per incominciare le ostilità contro Venezia, Ferdinando il Cattolico non negò di avere aderito alla lega di Cambrai, ma protestò solo suo intendimento essere stato quello di guerreggiare, come principe cristiano, contro i Turchi; essergli ignote le cagioni da cui era mosso Luigi XII; e per provare la sua lealtà alla repubblica profferivasi a prestarle assistenza per comporre senza ricorrere alle armi le differenze tra quella e la Francia. Ed era turpissima menzogna.
      Da lì a poco cominciarono le ostilità. Intanto che un numeroso esercito francese procedeva verso il veneto territorio, i Veneziani avevano approvvigionati i loro confini con molte soldatesche sotto il comando di Niccolò Orsini conte di Piti-gliano e di Bartolomeo d'Alviano che era reputato il più valoroso condottiero di quei tempi. Nondimeno i primordi della guerra parvero di cattivo augurio ai Veneziani per varie sciagure intervenute loro quasi ad un tempo, massima fra le quali reputarono l'incendio dello immenso arsenale. Ad ogniStoria dei Comuni italiani. — 2. 54


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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