Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO NO.NO.
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vigliando di non trovare resistenza — perocché le milizie del Savelli prese da irragionevole paura si erano date a precipitosa fuga — si gettarono dentro e corsero la città facendo spietato macello della gente. Tutti gli storici sono concordi a raccontare che in quella terribile notte rimasero trucidati cinquemila innocenti cittadini. E fu universale saccheggio ; appena il solo duomo, intercedente il cardinale de'Medici, rimase illeso dalle rapine e profanazioni di quelle imbestiate masnade.
XXVIII. La nuova del nefando avvenimento sparse il terrore in tutta Firenze, la quale dalla nessuna resistenza di Prato credeva che lo esercito spagnuolo fosse oltremodo formidabile ; e nondimeno in Firenze erano raccolti sedici mila uomini dell' ordinanza che, comunque si vogliano supporre poco disciplinati e assuefatti ai travagli della guerra, potevano respingere o almeno far fronte agli aggressori. Ma la paura nata da mal cognita fonte toglie il senno e fa che l'uomo raffiguri le cose centuplicatamente ingrandite. 1 cittadini erano scoraggiati, al pari de'signori e del gonfaloniere che in quel solenne momento volevano deporre l'ufficio; dacché speranza di salute non avevano, e nel tempo stesso essendo infiammati di patria carità non sapevano indursi a profferire la prima parola di resa, che importava morte della repubblica. Quello al quale ripugnava 1' animo dei vecchi, ardì una mano di giovani, vaghi del lieto ed elegante vivere, poco tolleranti della pura democrazia, e quindi non avversi al ritorno dei Medici.
Erano una brigata di giovani appartenenti a cospicue ed agiate famiglie, i quali convenivano negli Orti Oricellarii famosi per le ragunanze dell' accademia platonica : erano quasi tutti congiunti o amici al gonfaloniere, e da qualche tempo tenevano secreto carteggio cogli esuli. Sotto lo sgomento della presa di Prato presentaronsi a Pier Soderini per persuaderlo ad allontanarsi dal palazzo della Signoria; e perchè questi negava di farlo senza una legge del Consiglio che gli aveva conferito lo ufficio a vita, lo minacciarono di morte. Pietro atterrito si lasciò condurre alle case di Paolo Vettori che era uno dei capi di quella brigata. La notte, de'magistrati ragunatisi a consiglio pochissimi assentirono alla chiesta deposizione del Soderini, ma impauriti dal Vettori che affermava il popolo es-
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