Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      qualità della sua fine fece supporre che qualche potente mano gli desse il veleno.
      XXXIII. I primi sei anni che successero alla morte di Leone X si possono considerare come una lunga guerra tra Francesco e Carlo, a quando a quando interrotta da qualche tregua più per ispossamento che per istudio di pace. Alla sedia apostolica senza la volontà delle fazioni cardinalesche che bramavano ingannarsi a vicenda, fu inalzato un fiammingo che era già stato precettore di Carlo V e che prese nome Adriano VI. Era uomo di vita austera, di tempra inflessibile, avverso al fasto al quale i precedenti pontefici, e in ispecie Leone, avevano assuefatti i Romani : odiava le lettere amene e le arti belle come cose pagane, per la qual cosa si acquistò la reputazione di barbaro; essendo intento tutto alle cose di religione e massimamente a perseguitare i giudei e far fronte alle novità di Lutero, lasciava il governo temporale della Chiesa in mano di quei cardinali, sopra cui aveva maggiore fiducia. Alla sua morte ne fecero gran tripudio i Romani; con pungentissima arguzia posero adorna di fiori in su la porta della casa del medico una epigrafe con la quale lo laudavano come pubblico benefattore.
      Nel novembre del I5"23 a successore d'Adriano venne eletto Giulio dei Medici che si fece chiamare Clemente VII. Sotto il pontificato del cugino godeva fama di espertissimo nel governo della Chiesa ; per costume tradizionale della propria famiglia proteggeva letterati ed artisti come strumenti di regia grandezza ; e però i suoi avversarli invano gli apponevano ad infamia la sua condizione di bastardo — non ostante che Leone facendolo cardinale avesse fatto provare con testimonii la madre di Giulio essere stata secretamentc unita in matrimonio a Giuliano fratello di Lorenzo — il popolo rammentando il papato del fiammingo, benediceva il divino spirito per avere mosso il conclave ad eleggere il cardinale mediceo.
      Il mondo bene auguravasi delle cose della Chiesa, governata da un uomo cotanto esperto e prudente ; ma oltreché la tempesta, che travagliava, non che la Italia, tutta la Europa cristiana, era sì grande da non bastare mano d'uomo a domarla, Clemente, appena fatto papa si mostrò più che ciascun


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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