Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'420
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
stessa della vittoria nacque quindi il pensiero di liberarsi dal giogo degli stranieri. Proposto da alcuni animosi Italiani, fu accolto dai Veneziani e dal papa che erano i due soli potentati che valessero fra lo sgomento universale. Vi aderì Francesco Sforza che quasi per ischerno portava il titolo di duca di Milano, e viveva servo abbietto dei vincitori qualunque si fossero. Un suo ministro, chiamato Girolamo Morone, astutissimo artefice di trame e di congiure, acquistata la fiducia del marchese di Pescara supremo comandante dogli Imperiali, dopo averlo a poco a poco apparecchiato a udire lo arcano, gli dimostrò lo universale desiderio dogi' Italiani a concordare fra loro per iscuotere il comune giogo; disse il papa, la repubblica veneta e gli altri italici potentati, qualora egli volesse prestarsi alla impresa, essere pronti a promettergli ed assicurargli la corona di Napoli. Per disimpacciarlo degli scrupoli di coscienza e d'onore lo fece abboccare con certi solenni teologi, mandati a bella posta da Roma. Il Pescara tentennava sedotto dallo splendore del trono, ma tuttavia trepidante del prospero esito della impresa; e nondimeno egli, sebbene i suoi antichi fossero venuti dalFa Spagna nel regno di Napoli, era italiano, e valorosissimo condottiero di eserciti e giovane di venticinque anni e marito di Vittoria Colonna, che per lo ingegno e le virtù dell' animo era la donna più reputata de'suoi tempi. Se non che venne a fargli mutare consiglio un fatto seguito senza eh' egli ne avesse sospetto. Il Signore di Lanoia viceré di Napoli, che era uno dei capitani dello esercito, per raccogliere la parte precipua della vittoria, persuase Francesco 1 a porsi nelle mani di Carlo V; e di fatti senza che ne sapesse nulla il Pescara lo indusse ad imbarcarsi seco alla volta di Spagna. Il marchese si avvide allora del pericolo in cui era caduto, temè che altri avesse spiato i suoi pensieri ; accresceva i suoi timori una lenta malattia che da qualche tempo gli consumava la vita: deliberò quindi con una destrezza da giocoliere salvarsi e farsi un merito del tradimento al quale aveva in certo modo assentito.
A tal fine egli invitò il Morone a recarsi al castello di No ¦ vara per istabilire i modi di mandare ad esecuzione il gran disegno. Fattosi trovare giacente a letto, interrogò il Morone
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