Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      '425 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      stessi ben affetti alla famiglia Medici non sapevano negare il danno. La cittadinanza tutta agognava a scuotere sì vergognoso giogo. Appena dunque si seppe che il papa, a discrezione degl'Imperiali, era prigione in Castel Sant'Angiolo, quasi il prestigio della potenza medicea fosse repentinamente svanito, i più spettabili cittadini in contegno pacifico andarono a visitare il cardinale di Cortona esortandolo a rendere d'amore e d' accordo alla città la libertà che le avevano tolta. Silvio Passerini, insieme col capitano del presidio, rispose il pericolo d'una invasione essere più apparente che reale, imperciocché per acchetare la ingordigia delle soldatesche bastava un po' di pecunia. Ma queste parole non potevano essere efficaci a impedire lo scoppio d' una procella ; onde il tutore dei Medici, che era uomo assai timido e studioso di non porre a rischio le cose sue, fece convenzione coi principali cittadini, fra cui erano Niccolò Capponi e suo cognato Filippo Strozzi, per virtù della quale i Medici promettevano di uscire da Firenze a patto che i Fiorentini loro assicurassero il godimento dei beni, e accordassero per un decennio esenzione da ogni straordinaria gravezza. Il dì 17 maggio i giovinetti uscirono da Firenze coi cardinali Passerini e Ridolfi ed altri insigni cittadini. Ma appena giunti a Pisa pentironsi del già fatto, e a fine di non eseguire la promessa di far consegnare alla repubblica le fortezze di Pisa e di Livorno, elusero la vigilanza di coloro che gli scortavano e se ne andarono a Lucca ; ma non impedirono che le fortezze fossero rese ai Fiorentini.
      In Firenze intanto erano tutti d'accordo nel pensiero di restaurare la forma del governo popolare anteriore al 1512. La balìa creata dai Medici con grande accorgimento adunò spontanea il Consiglio dei Cento perchè secondo le leggi facesse la riforma. Questo consiglio, incitato dai più savii che abborrivano da ogni stemperatezza, vide la necessità di convocare il gran Consiglio ; il quale nella vasta sala, già ridotta dai Medici a caserma e pur allora restaurata secondo l'antica forma, si raccolse il dì 21 maggio, maestosa assemblea di duemila dugento settanta cittadini.
      Elessero a gonfaloniere Niccolò Capponi il quale doveva rimanere in ufficio tredici mesi, mentre quello degli altri


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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