Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      iiG STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      travagliavasi l'Italia. Mentre nelle altre città libere le antiche fazioni erano o spente o illanguidite, i Genovesi serbavano vivi i vecchi rancori di parte, ed erano pronti a correre alle armi. Che anzi, un cittadino il quale o non si fosse risentito di una olfesa o non partecipasse alle vicissitudini o a qualche fatto della fazione alla quale egli o la sua famiglia apparteneva, consideravasi come disonorato. Per la qual cosa la prima e piò dura difficoltà che i riformatori dovevano vincere consisteva nello spegnere gli umori delle fazioni. E a far ciò essi mostrarono senno meraviglioso e stupendamente vi riuscirono. Pensando che spesse volte gli uomini si attengono più al nome che alla cosa, divisarono di abolire i nomi di quelle famiglie che capitanavano le diverse fazioni. Le più ricche e potenti sino dai tempi antichi solevano aggregare a sè le case meno illustri dando loro stemmi e nome, e chiamavansi alberghi. In tal guisa la famiglia adottante accresceva i propri clienti anzi rendeva come consanguinee le adottate. I riformatori abolendo la legge che dava ai soli popolani e Guelfi il diritto agli ufficii dello Stato, considerarono tutti i Genovesi di vetusto sangue, cui diedero il titolo di gentiluomini, come uguali dinanzi alle leggi. Ordinarono che tutte quelle famiglie che nella città avessero sei case aperte fossero considerate come alberghi. E perchè, fatte le debite indagini, quelle che avevano i sopradetti requisiti erano solamente ventotto, tutta la cittadinanza genovese avente diritto ai pubblici ufficii fu divisa in ventotto alberghi. In tal modo si videro rimescolati e per così dire rifusi gli elementi che fino allora erano in conflitto ; si videro Ghibellini adottati dai Guelfi, fautori degli Adorni dai fautori dei Fregosi, e viceversa. La città parve rinata a novella concordia con infinita soddisfazione di quei savi che conoscevano il pericolo ; e volendo scampare dalla rovina che la fortuna minacciava ai liberi comuni della penisola, studiavansi di riordinare la città in modo da renderla valida a far fronte alle aggressioni degli stranieri. Tutti i gentiluomini vennero dichiarati ammissibili al Gran Consiglio, il quale in quel primo anno della riforma fu composto di quattrocento senatori, il cui ufficio durava un anno ; poi divenne più numeroso allorché fu necessario dichiarare che tutti i membri dell' ordine gover-


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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