Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'430 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
Con siffatto ordinamento nel quale la fazione de' magnati rimaneva predominante, Niccolò Capponi capo di quella venne eletto gonfaloniere. Questo insigne cittadino che sopra ogni cosa amava la moderazione, negli anni suoi giovanili era stato settatore di frate Girolamo Savonarola. Come la fortuna si volse contraria ai Piagnioni, Niccolò seguitò a serbarsi amico al libero vivere e fedele nella pratica de'divoti esercizii tanto inculcati dal maestro. Non pare, ciò non ostante, ch'egli fosse del numero di quei puritani—-mi si conceda il vocabolo — che abborrivano da ogni oligarchia qualunque si fosse ; e quando il ferreo governo de' Medici e la procella che ingente e minacciosa romoroggiava attorno la repubblica, infrenarono le braccia de'seguaci del frate, egli per salvare la patria pensò di attenersi ai miti provvedimenti e vincere gì' inimici di quella con la moderazione togliendo loro ogni pretesto. Adesso egli era capo della fazione predominante, la quale stimò d'essersi liberata dal più potente ostacolo allorquando le venne fatto di allontanare da Firenze il capo de'democratici puri. Costui, che aveva nome Baldassarre Carducci,' ed era dottore di leggi e godeva somma riputazione presso il popolo come uomo di grande ingegno ed integerrimo cittadino, odiava il Capponi. Agli amici di costui riuscì spedirlo in Francia oratore a Francesco I.
Niccolò Capponi sostenne non poche difficoltà nel tempo del suo ufficio. Gravissima fra tutte fu la peste, la quale avendo cinque anni innanzi invasa Firenze, era cessata, e nel 1527 era ricomparsa di nuovo micidialissima dopo una processione ordinata a rendere grazie a Dio della ricuperata libertà. I cittadini ricchi, vale a dire coloro che sedevano in consiglio e che occupavano gli ufficii, erano fuggiti dalla città ; coloro i quali dopo un rigoroso comandamento della Signoria che gì'invitava alle ragunanze in palazzo, vi accorrevano, erano pochi, e tementi di venire a contatto spargevansi per la vasta sala ; sì che non v'era quasi mai il numero bastevole a condurre le deliberazioni. 11 governo non osava in tempi si straordinarii violare le forme della legge, nondimeno fu forza farlo. Alla perfine la peste cessò, i fuggitivi cominciarono a ritornare alla città, e 1' amministrazione della cosa pubblica procedette re-
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