Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO NO.NO.
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      e la sete di vendetta, e ribenediceva i suoi carnefici. Lo accomodò di danaro, e concesse ai soldati il privilegio di farsi pagare tutte le somme che i Romani avevano loro promesso in iscritto per redimersi negli amari giorni del sacco. Ormai non v'era delitto, non v'era enormezza cui il papa non fosse pronto ad appigliarsi pel solo fine di avere nelle mani la odiata repubblica.
      Lo esercito del principe d'Orango si andava raccogliendo nell' Umbria. Assicuratosi di Perugia per convenzione avuta con Malatesta Baglioni il quale militava al soldo dei Fiorentini, processo verso la Toscana. Cortona fu costretta a cedere. Arezzo, abbandonata da Francesco degli Albizi commissario e dal presidio fiorentino, che precipitosamente fuggendo sparse lo spavento per tutta Val d'Arno di sopra, non fece resistenza. Che anzi gli Aretini reputando essere arrivato il giorno di rivendicarsi in libertà, aprirono le porte agli stranieri, atterrarono gli stemmi fiorentini, e riordinarono il reggimento a comune sotto il nome di repubblica d'Arezzo; consueta illusione delle piccole città alle quali la ebbrezza momentanea toglie di vedere il precipizio in cui inevitabilmente le trarrà la caduta della metropoli. Le altre terre minori non poterono mantenersi; e quasi senza opposizione caddero nelle mani degl' inimici Castiglion Fiorentino, Firenzuola e Scarperia. Gl'imperiali si appropinquavano alle mura di Firenze spargendo dovunque il terrore. Eppure in que'solenni momenti e'si vide di che sia capace lo amore della libertà nel petto dei cittadini. Non ostante che molti cospicui uomini fuggissero o per pusillanimità, o per devozione verso i Medici, il grido di resistere fino allo estremo risuonava per le vie di Firenze. La signoria, mentre di e notte faceva apparecchi di difesa, non trascurava i negoziati. Quantunque ella sapesse il mal talento del papa, gli mandò quattro ambasciatori per udire gì' intendimenti di lui e proporre patti d'accordo. Clemente VII respinse ogni patto e dichiarò volere la città a suo pieno arbitrio; si affidassero pure i Fiorentini a lui che riconosceva Firenze per madre, e non temessero nulla. I cittadini, raunati nella gran sala del Consiglio, udita per bocca dei signori la risposta del papa, quasi unanimemente risposero doversi resistere ad ogni


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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