Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      eosto, essere pronti a perdere la vita e la roba, a vedere in cenere la città loro più presto che darla in mano a quei facinorosi che avevano fatto tanto orrendo strazio di Roma.
      I pochi giorni d'indugio che il Principe d'Orango spese in Val d'Arno bastarono a' Fiorentini per compire le loro fortificazioni. In ispecie la parte meridionale della città, dove sorge il poggio di san Miniato, fu munita di saldissime mura che la resero inespugnabile baluardo. E perchè reputavano essere più agevole impresa indurre gì' inimici a levare l'assedio costretti dai disagi, che respinti dalle armi, per sublime impeto di patria carità, come la signoria fece comandamento di atterrare gli edifìcii a un miglio attorno Firenze, tutti gareggiarono nel distruggere sontuose ville, gli ameni e ubertosi giardini, che a quei tempi facevano la maraviglia, non che della Italia, del mondo. E questa strana distruzione eseguivano non solo senza lamento, ma con un entusiasmo da non potersi ridire.
      XLIV. Era la stagione d'autunno allorché il principe d'Orange pose gli accampamenti nel Piano di Ripoli sotto Firenze; ma per cominciare le ostilità gli fu forza aspettare le artiglierie dei Sanesi ; e però scorsero molti giorni senza che gli assalitori si muovessero nè gli assediati osassero aggredirli. La presenza dello esercito nemico centuplicò il coraggio dei cittadini, allo sbigottimento nato nella città per lo arrivo de'fuggenti difensori d'Arezzo era seguito un brio, un tripudio quasi si trattasse di una pubblica festa. Le passioni di parte onninamente tacevano; gli stessi fautori dei Medici, vedendo la immanità del pontefice, facevano a gara con gli amatori del vivere libero per servire la patria. I giovani accalcavansi per farsi scrivere come eletti a quelle imprese che parevano le più pericolose; le mogli, le sorelle, le madri, armavano con le proprie mani i loro cari e li mandavano con mille benedizioni alle fazioni della guerra : in poco tempo la popolazione divenne stupendamente agguerrita, come ne porse manifesto argomento nelle frequenti scaramucce col nemico, alle quali la fiorentina gioventù correva pronta e ardentissima e mo-stravasi sempre destra e feroce, più che i mercenarii da lungo tempo assuefatti alle militari imprese. Quella parte della città


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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