Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      Malatesta alle sortite, ma egli trovava sempre pretesti a non muoversi : in tal modo consumava un prezioso tesoro di ardore guerriero. Infine i Signori gli fecero espresso comandamento di assaltare con tutte le milizie della città il campo nemico: gli fu forza cedere, ma oppose tanti ostacoli al muoversi subitamente che quando gli apparecchi furono già compiti, il momento opportuno era passato: un grandissimo sgomento aveva prostrato il coraggio e spento lo ardore del fiorentino popolo.
      XLVII. La campana che suonava a stormo annunziò al Ferruccio che gl'inimici erano presso a Gavinana. Dopo d'avere con magnanimi sensi esortato le sue schiere a combattere dimostrando dal loro valore dipendere la salute della patria, entrò nella terra, mentre vi entrava anch'egli Fabrizio Maramaldo per una breccia fatta aprire nelle mura. Scontraronsi nella piazza ed appiccarono una terribile battaglia. Il principe d'Orange era rimasto fuori le mura per assaltare la cavalleria fiorentina. Ma dopo breve ora tentando di riordinare i suoi cavalli i quali si erano posti in iscompiglio per le frequenti scariche degli archibugieri frammisti alle file della cavalleria nemica, fu colto da due palle e cadde morto. I suoi, spaventati dal fatto, si diedero a precipitosa fuga fino a Pistoia. La pugna intanto ardeva più feroce dentro la terra; i soldati s'erano per tre ore sotto la sferza del sole d'agosto azzuffati accanitamente. Il campo era ingombro di cadaveri, gli stessi capitani erano feriti, e chiedevano la resa, ma il Ferruccio, deliberato di versare fin l'ultima stilla del proprio sangue, non cessò di combattere e rianimare i suoi se non quando non potendo più reggersi in piedi fu costretto a rendersi ad uno spagnuolo. Fabrizio Maramaldo, fattoselo condurre al suo cospetto, dopo d'averlo insultato con sozzi vituperii, sdegnato dalle magnanime risposte del Ferruccio, lo trafisse con la spada. Il prode guerriero gli disse : Tu uccidi un uomo morto — e spirò.
      Se la dolorosa nuova della disfatta delle schiere di Francesco Ferruccio atterrì i Fiorentini, quella della morte del principe d'Orange non fu considerata come irreparabile danno. Il supremo comando dello esercito imperiale fu assunto da Don Ferrante Gonzaga. Il gonfaloniere per rialzare gli animi prostrati dei cittadini s'ingegnò di attenuare la cosa; e perchè


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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