Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      ma rivolse le artiglierie grosse contro la città, e introdusse in quella Pirro Colonna di Stipicciano capitano imperiale e mor-talissimo nemico di Stefano suo consanguineo che militava al soldo de'Fiorentini, Allora i più ostinati toccarono con mano il tradimento del Baglioni, e forse amaramente pentironsi di non avere, quando era tempo, porto ascolto alle parole di Michelangiolo Buonarroti. Michelangiolo che amava la patria con affetto pari a quello che portava grandissimo all'arte, una notte adempiendo i doveri del suo ufficio di soprintendente alle fortificazioni, ebbe sospetto della fede di Malatesta. Ripetuta la indagine o convintosi che il Perugino congiurava cogl' inimici della repubblica, corse ad ammonirne il gonfaloniere, il quale lo confortò a vivere tranquillo, e a fare il proprio ufficio, dacché la Signoria non aveva cagione a sospettare della fede di Malatesta, e che per altro aveva occhi da vedere da se e discernere le cose. E' fu allora che il sommo artefice, vedendo la cecità del supremo magistrato della repubblica, e sentendo tutto il peso de'propri doveri, e stimando che col rimanere in ufficio fosse anch'egli complice della rovina della patria, quasi si lavasse le mani per testimonio della propria innocenza uscì secretamente dalla città. La quale uscita da chi allora aveva ragione di dissimulare il vero, e da chi poscia badò alla sola apparenza del fatto, fu giudicata una fuga. E certo eru un pessimo esempio che avrebbe potuto produrre effetti dannosissimi in que'luttuosi tempi; e però la Signoria mentre emanava minacciosi ordini contro chi osasse uscire dalla città, scriveva all'oratore fiorentino in Ferrara perchè supplicasse Michelangiolo Buonarroti a tornare, L'oratore gli favellò con efficacissime parole, e Michelangiolo ritornò a Firenze, deliberato di seppellirsi sotto le fumanti rovine della patria, ma di non assumere ufficio nessuno per non partecipare all'opera parricida de' suoi inetti governanti,
      XLIX, Ora riprendendo il filo della storia, dico che la nuova delle cose seguite di là d'Arno fece nascere negli animi, secondo i varii umori, sdegno e sconforto. Tutti conoscevano essere ridotti agli estremi, tutti vedevano la patria non potersi salvare, ma i generosi giovani che avevano fatto il rivolgimento del 1527 volevano ad ogni costo uscire contro il nemico


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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