Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      '435 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      era laudabile, e che la fede e le leggi furono da' principi trovate per la obbedienza e osservanza dei popoli, e non perchè tra loro se ne dovesse tener conto ; e chi altrimenti si governava, viveva all'antica, come se li uomini valenti e buoni meritassero manco laude, e manco si dovessero apprezzare, che li fraudolenti e cattivi. Ma la divina provvidenza, la quale allora maggior bastonata dona,'che l'uomo crede essere più discosto dalla penitenza; però con somma giustizia l'umane cose regge ; appunto quando gì' indiretti suoi disegni pensava colorire, l'estinse della vita, con massima satisfazione di tutto il mondo.
      » A cui è successo nella misera città nostra uno, che per natura e per costumi non è punto a lui difforme, ma è bene in tanto peggior grado, in quanto egli non può dire chi suo padre fosse, e la madre per la sua viltà non vuol conoscere; anzi 1' ha sì grandemente in odio, che pur del vitto necessario non si degna di sovvenirla, sendo lei di tutti li bisogni poverissima. Costui seguitando le vestigia del papa, che' voleva dall'inclemenza essere chiamato Clemente, tanto è di lui più crudele e inumano, quanto che di tirannaggine ha manco spe-rienza che non era in quello. Costui, o umanissimo imperadore, ha condotto la più bella città d'Italia in termine, che di città non le resta più altro che il nome.; conciosiachè di civiltà e di repubblica non vi sia più segno alcuno ; perocché de' cittadini una parte ne ha crudelmente morti, e continuamente ne fa morire, una parte ne ha cacciati, e quelli che vi restano talmente ha sbigottiti e avviliti, impoveriti e disuniti, che pur tre non ardiscono di ragunarsi insieme a ragionare. L'autorità pubblica tutta l'ha ridotta in sè : quivi non si riconosce nobiltà ; quivi non è stimata virtù, anzi quelli che per qualche buona qualità sopra gli altri appariscono, sono maggiormente perseguitati; quelli che più s'affaticano per loro, sono da lui manco apprezzati, e più rubati ; quivi finalmente non si pensa che ad abbassare la nobiltà, spegnere la virtù, e la città rovinare, l'entrate pubbliche servono al comodo suo proprio, e, che peggio è, perchè quelle alle smoderate spese sue non suppliscono, lo avere de' privati continuamente per molti modi straordinari e violenti usurpa e rapisce, calunniando oggi uno,


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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Clemente Italia