Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO NO.NO.
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vano, quanto quelle che volontariamente si davano, tutte le lasciavano vivere sotto le loro leggi e statuti. E non solamente alle città d'Italia questa magnanimità usavano, ma a quelle della Spagna, ed a tutta la Grecia, la quale poiché ebbero con tanta difficoltà superata, e delle mani tratta de'tiranni di quella, subito nell'antica libertà restituironla, et etiam alla città di Cartagine ancora che tanto nemica fusse al nome Romano, non le mutarono il consueto ordine di governo fino a tanto che disfarla non si deliberarono. Questo modo di gratuirsi i popoli tenuto avea molto prima il magno Alessandro con molte città in Asia, le quali essendo libere, diventate suddite sotto gli re di Persia, come prima ebbe Dario superato, le restituì alla civiltà e all' antiche leggi, il quale esempio imitato fu poi da' Romani alle stesse cittadi, debellato e vinto Mitridate, il quale un' altra volta in servitù l'avea ridotte. Nò mai prima che richiesti fossero, mandarono in alcune città governatore ; e questo perchè conoscevano molto bene quanto le città consuete a vivere libere, sopportino con isdegno un'apparente servitù ; ma, lasciate sotto le (prò leggi e per se stesse governarsi, non si curano sopportare qualche incarico, riposandosi massime sotto il nome di principe possente e giusto, il che possono senza sconcio fare, perchè, non accadendo tenere soldati pagati nè fare spese straordinarie, mettono in avanzo tutte le pubbliche rendite, delle quali il principe se ne può servire ne' suoi bisogni, senza toccar le facultà de' privati : cosa più che altra a' popoli aggradevole. Ma i regni e i principati quasi tutti rinnovarono, riducendoli in forma di province, come quegli che conoscevano la instabilità e poca fede de'principi e la ingratitudine loro, e come spesse volte la maggior parte de' popoli poco si contentano sotto il governo de'mi-nistri, per l'avarizia di quelli e loro sinistri portamenti; ed essi cercavano la grazia de' popoli, i quali di gran lunga sempre stanno più saldi nella fede che i principi, e più grati saranno in riconoscere i benefizi, e più larghi rimuneratori; però che i principi, i quali quando aranno superiori si possono per più proprio nome chiamare ministri, se saranno uomini valenti e virtuosi, sempre più presto penseranno come e' pos-sino liberamente comandare, che come debbano fedelmente
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