Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'435
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
servire ; e se saranno uomini di poco valore, condurranno in tanta disperazione i popoli, come nella città nostra al presente è avvenuto, che, la prima occasione che si scoprirà, ammazzeranno il ministro e si ribelleranno a chiunque penseranno che aiutare gli possa, come molte volte hanno fatto molte città d'Italia, e ne'tempi nostri e ultimamente ciò fece Fiorenza nel venzette, senza rispetto avere alla potenza di papa Clemente che oppressa la tenea. E qual fu più principal cagione della ruina dello imperio romano, che l'avarizia e ambizione dei ministri di quello? Cliè chi quella andrà ricercando, troverà come avendo Teodosio impcradore proposto tre ministri alle tre parti del mondo, Gildone all'Affrica, Ruffino all' Oriente , e Stilicone all' Occidente, tutti tre in un medesimo tempo, non sapendo però l'uno dell'altro, si trovarono di un medesimo animo di non volere signore : e Stilicone per aver mediante la guerra comodità e mezzo al condursi al conceputo desiderio suo, non dubitò punto provocare i Gotti, i quali abitavano in quel tempo sopra il Danubio, e invitare i Franchi e Burgundi e altre barbare nazioni, dalle quali fu poi occupata la Gallia e da loro chiamata Francia, e gli altri popoli settentrionali ad assalire l'imperio romano; onde ne seguì, oltre le depredazioni di diverse province, finalmente la ruina di Roma.
» Imita adunque, invittissimo Cesare, i tuoi antichi: io parlo de'valenti e buoni, i quali non solamente spegnevano i tiranni, ma non sopportavano, come e detto, i legittimi, in quelle città massimamente, le quali alla libertà essere ordinate conoscevano: in modo che sotto loro il mondo lieto trionfava, però che la virtù era esaltata, i buoni onorati, i benemeriti premiati, ciascuno si godeva sicuramente le sue ricchezze, ciascuno poteva liberamente parlare, e finalmente ciascuno si contentava vivendosi sicuro e sperando bene; di maniera che volando per tutto la fama della retta giustizia e buon governo romano, mandarono i popoli insino dalle ultime parti della terra spontaneamente ambasciadori a Roma a pregare il senato che li ricevesse in amicizia. Onde e' si vede per sperienze che i popoli, allettati dalla giustizia e buon governo di un principato o repubblica, volontariamente se gli offeriscono, ma, ti-
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