Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO NO.NO.
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midi di cadere sotto tiranno, si lasciano prima distruggere. E quante sono, giocondissimo imperadore, le città d'Italia che oggidì sicure vivono sotto la felice tua fortuna, liete e contente si riposano sotto il tuo buon governo: che se dubitassero entrar sotto tiranno, subito come disperate le vedresti ribellare. E che fondamento si può fare sopra coloro i quali, regnando contro la voglia dei sudditi, non finiranno mai in stato il corso naturale di loro vita? Leggansi tutte le storie delle tirannie così antiche come moderne, e troverassi che le più lunghe sono state brevi, però clic delle antiche tirannidi di Grecia, quella d'Ortagora e dei figlioli, di Sicione, non durarono lungo tempo, e quelle de'Cipseli in Corinto; ma che le durassino alquanto più che le altre, ne fu causa la virtù dell'animo, la fortezza del corpo che in quelli si mostrava, e lo utile; perchè si portavano con li sudditi piuttosto come legittimi re, che come violenti tiranni; quella de'Pisistrati in Atene non passò tren-tatrè anni, e quella di Ierone e di Gelone in Siracusa non durò più che ventotto anni; delle moderne, perchè sono a ciascuno note, non voglio parlare che della tirannide de'Medici nella nostra città. Contro i quali per quel poco che tenuta l'hanno sono sovente a luce otto congiure, e due volte sono stati cacciati, e questa fia la terza e ultima con buona grazia di vostra maestà. Ma che conto tener si debba de'tiranni da coloro che acquistar desiderano imperio, lo dimostrò prudentemente Cesare Borgia, riputato per l'azioni sue simile agli antichi e valenti capitani, e degno certamente in questo d'essere imitato. Costui, come saper può T. M., disegnando d'acquistare imperio in Italia, non rilevò tiranni nelle terre da lui acquistate, ma ne liberò molte da quelli, e quanti ne potè giugnere tutti ammazzò, giudicando per questa opera (li guadagnarsi la grazia de'popoli, sopra i quali faceva tutto il suo fondamento; il quale sempre fia stabile e buono, se chi li comanderà li saprà trattenere e maneggiare.
» Piglia adunque, sacra maestà, con lieta fronte la protezione della repubblica fiorentina, ed accettala con animo benigno in compagnia delle altre città d'Italia ossequenti e fedeli alla tua maestà, e noi liberamente alla patria restituisci; però che molto più utile e gloria fia allo imperio tuo conservare
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