Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      sione consideri la mutazione e varietà delle cose umane, e quelle misuri con le avversità nostre, e con le angustie della nostra città, le quali soprastanno le medesime a tutti gli uomini e a tutti i principi. Dimostra adunque, o clementis-simo imperatore, la consueta tua pietà, soccorri a noi, i quali ti abbiamo creduto, come si deve credere a uno imperadore, sperando tu non possi mancare di quanto è conveniente alla dignità imperiale. Non macchiare a posta d' un tiranno la celebrata fama della giustizia e clomenzia tua; acciocché Iddio, il quale ti ha eletto per suo ministro a correggere la sua santa Fede, e rassettare il mondo, non si sdegni contro di te. E, se pure lo parole nostre non hanno forza di muovervi a pietà, muovavi a sdegno li antichi fatti di quello, il quale è in odio a chiunque ode il nome suo ricordare. Lo avere privati noi ingiustamente della patria, e contro la fede scritta e giurata, e la città così crudelmente ruinare, certamente sì come è stato ed è molto sconvenevole farlo alla simultà di colui che, nella cattedra sedendo di san Piero, voleva essere adorato per santo; così non sarìa manco disonorevole alla integrità d'animo e grandezza dello imperio vostro a sopportarlo, potendo massime con la parola sola rimediarvi. Non si maravigli tua maestà se nel parlar nostro siamo alquanto più licenziosi che non si richiede alla modestia di coloro che cercano impetrare misericordia; perchè la disperazione fa gli uomini audaci, e massime quando è dalla ragione accompagnata. E la causa nostra non può essere nè più giusta nè più ragionevole, con ciò sia cosa che le convenzioni dell' accordo fatto tra papa Clemente e la nostra città sotto la fede dello imperatore, e perciò da noi credute inviolabili, fussero da quella inviolabilmente osservate; ma come sieno state mantenute a quella, te lo dimostrammo con lo esempio nostro. Onde ricorriamo a te, come a giusto giudice, riducendoti a memoria la tua consueta misericordia e magnanimità, e non manco la conservazione della inclita gloria tua. Ma più che altra cosa ti deve muovere a pietà e compassione di noi, la fede che dimostrammo avere in tua maestà, quando in quella rimettemmo la dichiarazione della forma del governo della città, con patto pure che la libertà fosse salva ; perchè nessuna cosa maggiormente ci nuoce


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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Iddio Fede Piero Clemente