Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO NO.NO.
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menda giustizia del Cielo, Alessandro cadde sotto il pugnale del solo suo fido amico e parente, chiamato nello imperiale decreto a succedergli qualora morisse privo di eredi.
LV. Lorenzo de'Medici, discendente da un fratello di Cosimo il Vecchio, e per la esilità della persona chiamato comunemente Lorenzino, comecché fosse adorno di buoni studi e di squisitissimi modi, per ingraziarsi nell' animo del duca, lo ajutava a soddisfare tutto le ree voglie. Non si saprebbe dire perchè nè quando gli nascesse il pensiero di spegnere Alessandro. Vero è che ardendo questi di libidine per Caterina Ginori, e non avendola potuta indurre a sacrificargli il proprio onore, Lorenzino che era nipote alla onesta donna, un giorno disse al Duca che era pronto a porgliela fra le braccia. Soggiunse che la donna temendo d'essere veduta ove andasse al palazzo ducale, si era indotta a venire celatamente alle case di lui contigue al palazzo. Al duca piacque la proposta e ne fu lietissimo. Era il giorno della Epifania del 1537. Lorenzino dopo avergli fatto giurare il più profondo secreto, condusse il cugino nelle proprie stanze, dicendogli di aspettare alquanto mentre andava per menargli la donna. Il duca, deposta la spada, si distese sul letto; e l'altro chiusa la porta a chiave, andò subitamente a trovare un cotale Baccio del Tavolacciaio, detto per soprannome Scoronconcolo, uomo di vile condizione ma valente della persona. Condottolo in casa, mentre salivano le scale lo esortò a mantenergli la promessa che da lungo tempo gli aveva fatta di ajutarlo ad ammazzare un suo gran nemico. Il feroce popolano, eh' era stato cresciuto in casa di Lorenzino e gli portava grandissimo amore, gli giurò che non sarebbe per mancargli quando anche cotesto uomo da ammazzarsi fosse il duca. Disserrato 1' uscio e visto che il duca dormiva, Lorenzino lo chiamò per nome, e in così dire lo trafisse di due colpi di pugnale. Ma l'altro rizzatosi e stretto con le poderose braccia il cugino, cominciò con lui a rivoltolarsi sul letto mordendogli rabbiosamente un dito. Scoronconcolo che non poteva ferire l'uno senza che offendesse l'altro, gittata via la spada, e tratto un coltello lo ri-ficcò nella gola del duca che di subito perdè il moto e la vita.
LVI. Lorenzino, compito il gran fatto, rimase dubbiosoStoria dei Comuni italiani. — 2. 40
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