Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO NO.NO.
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      Il quale commovimento era da tenersi più che probabile, imperocché l'odio e il disprezzo contro il duca erasi sparso fra tutte le classi della cittadinanza. Come fu fatto sera i due più fidi servitori del duca che già lo piangevano morto, andati alle case di Lorenzino, sconficcarono la porta della stanza e trovaronvi il loro signore freddo cadavere; onde celatamente
      10 portarono alla vicina chiesa di san Lorenzo. Di poi chiamarono Francesco Vettori, Francesco Guicciardini, Roberto Ac-ciajuoli e Matteo Strozzi fidatissimi ministri di quello per provvedere al da farsi. Grande fu il loro sbigottimento; il cardinale Cibo rimase anch' egli atterrito del loro terrore ; e tolte seco le migliori masserizie e le armi dal palazzo, insieme con la duchessa andò a rinchiudersi nella fortezza. Infrattanto verso le ore tarde della notte cominciò a sapersi nella città
      11 lacrimevole caso. I cittadini che, benché non fossero amanti del governo popolare, non amavano punto il duca, ma intendevano fondare una oligarchia, furono lieti che la sorte gli avesse liberati dal giogo : nondimeno vedevano il gravissimo pericolo che gli minacciava. Alamanno Salviati parente dei Medici raunò alcuni suoi fidati amici, e fra gli altri Bertoldo Corsini che aveva in custodia la fortezza. Costui, interrogato del suo intendimento, disse, poiché il duca era morto non corrergli obbligo di difendere le sue ragioni; stargli a cuore la salute della patria ; operassero animosi, e fidassero in lui deliberato a porre la vita pel ristauro della patria libertà; la impresa sembrargli agevole a condursi a buon fine, massimamente che Alessandro Vitelli non si trovava in Firenze. I giovani, confortati da quelle parole, ne andarono a Francesco Vettori, il quale approvò il loro disegno, ma gli esortò a non tumultuare per mandarlo ad esecuzione con pace e senza pericolo di sollevare il popolo. Ed eletto a governare lo Stato fino a che ricevesse nuovo ordinamento il cardinale Cibo, que-taronsi.
      LVII. I ministri del duca in quel mentre non dormivano. Sapevano essere segno all'odio pubblico; avrebbero quanto e più che gli altri voluto che la oligarchia si stabilisse a loro prò, ma temevano oltremodo il ritorno dei fuorusciti che avrebbero dicerto messa sossopra la città; e però delibera-


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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