Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      '435 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      che dichiarava Cosimo doversi chiamare signore e non duca; non potesse aprir lettere nè eseguire cosa alcuna senza la compagnia de'consiglieri, è che avesse di piatto solo dodici mila scudi l'anno. Quindi comparve Cosimo, e fu salutato dai quarantotto e dalle soldatesche di Alessandro Vitelli che gridavano: Palle, palle.
      LVIII. « Poiché fu creato il signor Cosimo, dice un modesto ed accurato storico di quei lacrimosi tempi, la città che era in prima tutta sollevata in grandi speranze, rimase di tal sorta abbattuta ed invilita nell' animo, che non pareva che alcuno osasse rimirarsi nel volto. Anzi co' capi bassi ciascuno mesto e confitto negli umori malinconici, malediceva intra se stesso l'infelice condizione d'esser nato cittadino fiorentino: dappoiché in una si bella occasione, e dopo una sì acerba tirannide sopportata, quei pochi cittadini avessino contro alla voglia universale e contro all' autorità d'una parte di sì nobili fuorusciti, riposto in un subito il giogo della servitù loro addosso. Discorrevano per tutti i tempi passati, nei quali fussono venute occasioni di ridurre la città libera, nè sapevano ritrovare la maggiore di questa, quando stracchi tutti gli uomini della servitù, spenta tutta la stirpe legittima e bastarda de' Medici, quei cittadini che avevano in mano l'armi e la fortezza potevano acconciamente riformarsi in un viver buono e civile. E soprattutto dannavano e bestemmiavano ancora il Guicciardino, che, nobile e tenuto virtuoso, aveva voluto più tosto servire ad un principe che aver compagni nella libertà in governare la repubblica. Egli dall'altra parte si rallegrava d'aver condotto quell' opera e diceva pubblicamente: Ammazzate pure de'principi, che subito se ne susciteranno degli altri ». — Così fu irreparabilmente spenta la gloriosa repubblica fiorentina, e con essa cadde tuttaquanta la libertà della Italia di mezzo, i cui Comuni avevano esplicata la democrazia e condotta a quel grado di civiltà cui forse non giunse mai popolo antico o moderno. Rimanevano solo due minori città che dicevansi libere, e delle cui vicissitudini favelleremo dopo di avere brevemente narrato l'ultima prova che gli esuli generosi di Firenze tentarono per rompere le catene della patria loro.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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