Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'435
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
Bidolfi però e Baccio Valori volevano un governo di cittadini col gonfaloniere, ma non sì largo come era nei tempi andati. Successero alterchi e contese acerbissime. Invano Francesco Guicciardini fece prova d'ogni sua destrezza ad abbonacciare e conciliare le parti. Baccio Valori e il cardinale Ridolfl par-tironsi con intendimento di fare appropinquare alla città le armi assoldato dai fuorusciti. Ormai la sola spada poteva decidere la lite, ed era forza venire alle mani.
Il cardinale Salviati intanto scrisse loro pregandoli di soprassedere fino a che mandasse loro un accordo che sarebbe di soddisfazione loro e di Filippo Strozzi. 11 quale accordo fu questo: si licenziassero le genti ragunate a Montepulciano; si mandassero via i due mila Spagnuoli, uomini facinorosi detti Bisogni, dianzi arrivati per mare in Toscana; si rendesse la patria e gli averi a tutti i fuorusciti nuovi e vecchi ; e Cosimo nel reggere Io Stato osservasse religiosamente i patti e le limitazioni impostegli. A tale proposta assentirono tutti, e anco Io Strozzi. Se non che Cosimo il quale covava in cuore un gran pensiero contro tutti, e non aveva in animo di mantenere quanto di leggieri assentiva i non rimandò via i Bisogni, ma gli distribuì a Fiesole negli alloggiamenti. Il cardinale Salviati ne ebbe sdegno, e perchè esortava il nipote al dovere, la sua sorella lo fece assaltare in casa dalle soldatesche del Vitelli, non con animo di fargli del male ma per ispaventarlo e indurlo a partirsi. E così difatti avvenne.
LX. Cosimo allora mandò ambasciatori a Carlo in Ispa-gna perchè gli fosse confermata la signoria col titolo di duca, ed ottenesse in isposa la vedova d'Alessandro. Credeva con questa ultima richiesta di compiacere all' imperatore ed assicurarsene la protezione. Ma Cesare pensava in modo diverso. Papa Paolo III chiedeva nel tempo medesimo la giovine principessa per Ottavio Farnese suo nipote ; e perchè la guerra tra la Francia e l'imperatore si era nuovamente rotta, a questi tornava oltremodo utile l'amicizia del papa : però compiacque alla costui richiesta, e non curò nè anche quella di Cosimo. Pel quale i pericoli invece di scemare si facevano sempre maggiori, quantunque Ferdinando di Silva conte di Sifonte, spedito da Carlo a Firenze recando la bolla imperiale
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