Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO NO.NO.
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      missione a Bastiano Bindi cancelliere degli Otto, il quale gli fece dare alcuni tratti di corda, e avrebbe continuato se il comandante spagnuolo non avesse fatto cessare per quel dė Io inumano martirio. Arrestarono quindi Giuliano Gondi amico dello Strozzi per fare della sua confessione una prova innegabile contro Filippo. Di fatti come l'imperatore lesse il processo spedė l'ordine che lo Strozzi fosse posto nelle mani del duca. Se non che il malarrivato cittadino, come seppe la certezza del suo fato, si uccise da sč; sebbene non pochi sospettarono che Don Giovanni di Luna non volendo patire la infamia di consegnare un tanto uomo al boja perchč lo menasse a guastare, lo facesse secretamente trucidare.
      Cosė questo esimio cittadino scontava il favore prestato alla esecranda famiglia de'Medici. Per gli altri carnefici della patria libertā non tardō molto a giungere l'ora fatale. Il cardinale Cibo fu costretto a fuggire a Massa di Carrara dove imperava la marchesa sua cognata. Francesco Vettori, saputa la morte di Filippo Strozzi al quale aveva sempre portato grandissimo affetto, si rinchiuse per tutta la vita in casa divorato dal cordoglio e dal rimorso. Francesco Guicciardini che era il pių potente di tutti, che aveva sperato di giovarsi della giovinezza inesperta del duca, per governare da padrone lo Stato, non ebbe animo nč anco di rammentargli lo adempimento delle promesse fattegli, ed avvilito e straziato nell'anima, si nascose agli sguardi del popolo che lo malediceva e lo scherniva di continuo, e si rinchiuse nella sua villa d'Arcetri dove scrisse o finė la sua celebre Storia d'Italia, e poco dopo morė, come corse allora la fama, spento di veleno. Poco dopo finirono di vivere anco Roberto Acciajuoli e Matteo Strozzi. Cosimo ormai si era liberato del maggior peso che riesca insopportabile all'anima di un principe, si era, dico, disimpacciato da tutti coloro ai quali doveva il trono, e regnava. Gli altri esuli, disillusi da tante sciagure, disanimati dalla fortuna che spirava mirabilmente seconda al tristo principe, vivevano rassegnati, ed avevano, qual pių, qual meno, deposta ogni speranza. Un solo serbava vivo e inestinguibile nel cuore il sacro fuoco della patria libertā, e sentiva l'orgoglio d'indomito repubblicano. Michelangiolo Buonarroti, il Titano delle arti, colui dinanzi alStoria dei Comuni italiani. — 2. 41


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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