Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'435
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
quale piegavano riverenti il capo principi e pontefici, non perde mai la fede del patrio riscatto. Dopo quattordici anni dalla caduta della repubblica egli faceva proporre al re di Francia — a quello stesso re che, anni innanzi, prometteva di proteggere i Fiorentini a patto che gli fosse donata un'opera di Michelangiolo — che ove restaurasse la gloriosa libertà di Firenze egli a sue spese gli avrebbe fatta la statua equestre da collocarsi in mezzo alla piazza della Signoria. Cosimo tentò infiniti argomenti per indurre il fiero artefice a ritornare alla patria. Ma quei sempre ricusò le profferte; e sì che i raggiri, le infamie, le calunnie di cui viveva tormentato in Doma, e le sciagure, e la solitudine domestica, e gli anni cadenti gli facevano desiderare le dolcezze della terra materna e l'ombra del tetto natio; ma l'animo suo rifuggiva dal pensiero di dovere ritornare servo in quella patria dove era nato libero; e si morì vecchissimo e solingo in Roma.
LXIII. Cosimo, come ebbe rafferma la propria autorità in Firenze, rivolse lo ingegno a ridurre ad obbedienza tutto lo antico territorio, per poi spegnere le ultime scintille di libertà in tutta Toscana e rendersene solo signore. Arezzo, che ai tempi dell'assedio aveva rivendicata la propria libertà, l'aveva di nuovo perduta subito dopo la resa di Firenze. In Arezzo, come in tutte le altre città, Cosimo restaurò o rifabbricò fortezze, così che non avesse nulla da-temere. Siena e Lucca erano le due sole repubbliche che rimanessero libere, almeno di nome, e che per tórre via ogni cattivo esempio era mestieri distruggere. Ma ogni tentativo fatto da Cosimo ai danni dei Lucchesi fu vano, perocché questi seppero tanto ingraziarsi nell'animo dell'imperatore e dei suoi ministri che nell'universale sfacelo delle italiche libertà fu loro lasciata la forma repubblicana. Non così ayvenne dei Senesi i quali benché avessero importanza e forze maggiori de'Lucchesi; perchè non seppero navigare a seconda del vento, si trovarono ravvolti in grandissima procella sì che non era possibile ne uscissero salvi. Nondimeno i loro estremi sforzi per salvare la libertà della patria sono tanti fatti eroici che meritano di essere alquanto estesamente raccontati dopo avere accennato ad un' azione generosa che arditamente tentò di compiere un insigne cittadino lucchese.
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