Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      riuscì di soggiogare i Corsi che le si erano ribellati, oramai abborrenti dall' ubbidire ai Genovesi che tirannicamente reg gevano i popoli soggetti. Benché il popolo si fosse acconciato a servire lo classi privilegiate, l'oligarchia si trovò in grave pericolo. I nobili nuovi, cioè i mercatanti arricchiti, male pativano la superbia de' vecchi nobili. I primi reclamavano certi diritti, e perchè gli altri non volevano assentirli, sconvolsero la città, di guisa che Don Giovanni d'Austria, fratello di Filippo II di Spagna, passando per Genova mentre nel 1571 si recava alla impresa contro i Turchi, voleva intervenire ed occupare la città, ed ove gli fosse venuto fatto, nessuno avrebbe liberata mai più la genovese repubblica dagli avidi e tenaci artigli della Spagna. Il papa Gregorio XIII s'interpose, pacificò le fazioni, si fece eleggere arbitro insieme con lo imperatore e col re di Spagna per decidere sul loro litigio. La nobiltà vecchia fu costretta a lasciare riformare il reggimento dello Stato. La riforma fatta dagli arbitri nel marzo 1576 accrebbe i privilegi de'nobili nuovi, e in ciò spiacque agli antichi ni quali toglieva di mano il monopolio del governo ; ina lasciò il popolo nella sua abbiezione, anzi gli tolse ogni speranza, imperocché l'ordine privilegiato così ricongiunto ed accresciuto, non avendo più mestieri della cooperazione del popolo, gli aggravò sopra più duro e più peso il giogo del servaggio. Ma e'pare che il riordinamento politico dato dagli arbitri alla repubblica di Genova ricongiungesse apparentemente, ma non riuscisse ad unificare tutta la nobiltà vecchia e nuova. L'ordine privilegiato era rimasto diviso in due fazioni. La prima era composta di centosettanta famiglie inscritte nel libro d'oro, aventi diritto a sedere nel gran Consiglio. La seconda comprendeva quattrocentocinquanta e più famiglie non iscritte in quel libro; fra lo quali talune, oltre le immense ricchezze che possedevano,menavano vanto di feudi, di titoli, di ordini cavallereschi, di dignità ecclesiastiche. Queste famiglie non potevano tollerare 1 nobili vecchi dai quali erano trattati con somma alterigia e disprezzo. La sentenza degli arbitri per appagare la naturale ambizione delle famiglie nuove aveva inteso provvedervi ordinando che ciascun anno dieci di quelle venissero scritte nel libro d' oro. Ma il senato o eludeva la


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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