Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'435
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
lacrimevoli le condizioni dei popoli e più fermi i troni dei vecchi sovrani. Invece fecero mala prova, e il nuovo diritto pubblico europeo non fu mai compilato con maggiore demenza di quello che seguì nel famoso congresso di Vienna. Le ferite nel corpo sociale parevano felicemente rimarginate; ma sotto vi si ascondeva la cangrena che rodevalo lenta, e a lungo andare rendeva inefficace ogni rimedio. Il sordo e continuo fremito de'popoli persuase i dominatori ad aggravare più peso il giogo sopra quelli, e rompere le promesse solennemente giurate. E perchè eransi accorti che i veri creatori della grande rivoluzione del passato secolo erano stati gli scrittori .divisarono con altra falange di scrittori sanare, come essi dicevano, le piaghe della umanità, o, come a noi sembra, rattoppare il lacero manto della decrepita monarchia. Con insania che parrebbe incredibile se il fatto non fosse seguito ai giorni nostri, non si contentarono di eseguire una controrivoluzione che li mettesse nella condizione de'loro immediati predecessori, ma pretesero di ricondurre il genere umano alla barbarie del medio evo; presunsero quindi tentare cosa che Ercole stesso non tentò; questi raddrizzava il corso dei fiumi, i nostri uomini politici volevano ricacciare le aeque su fino ai monti donde il torrente scaturiva. Mercè gli sforzi de'nuovi scrittori, parecchi seduttori, moltissimi sedotti, il medio evo parve rivivere nella filosofia, nelle lettere, nelle arti. E lo effetto di questo dirizzone dato al pensiero fu tale che la teocrazia disseppellì le vecchie sue larve e con esse fece pensiero di rimettere la umanità nelle antiche catene. Ma lo spirito filosofico dei tempi, comecché non osasse mostrarsi grande e operoso e scoperto come ne'bei giorni del suo trionfo, sosteneva di soppiatto un ostinato conflitto, per non lasciarsi rapire la vittoria, e col suo potente contatto andava comunicando alla forza .rivale parte della sua vita. 1 nuovi scrittori, insegnando rassegnazione predicavano emancipazione di popoli e libertà di pensiero. E i vigili dominatori mentre crudelmente punivano ogni reminescenza di ciò che essi chiamavano spirito rivoluzionario, cioè i frequenti tentativi di movimento che fecondavano e universalizzavano le sublimi aspirazioni al patrio riscatto, si videro impotenti a infrenare lo impulso delle schiere militanti del pensiero. E non
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Vienna Ercole
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