Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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Questo documento, che è una esattissima traduzione del testo latino, e che per purità, proprietà, lindura ed eleganza di dettato è da considerarsi come uno de' più pregevoli ed oltremodo rari monumenti dello idioma toscano, è stato fedelmente ricopiato dal codice autentico del fiorentino Archivio delle Riformagioni. A raffrontarlo, parola per parola, col testo latino, mi sono giovato del codice membranaceo, che un tempo era nella biblioteca dei frati di Santa Maria Novella, ed ora avventuratamente conservasi nella Ma-gliabechiana (Palchetto I, N° 49), codice di bellissima lettera, correttissimo e mirabilmente bene conservato. Fu finito di copiare nel dì 6 luglio 1295. E se è lecito congetturare con qualche fondamento di vero, non è improbabile che fosse appartenuto a frate Remigio Girolami, il quale essendo in grandissima riputazione appo il popolo, predicò esortando i cittadini alla concordia, e dimostrando la necessità di compilare nuovi statuti. Tra i compilatori si legge il nome di Monpuccio di Salvi di Chiaro Girolami, nipote di fra Remigio.
È d' uopo avvertire che il codice latino di Santa Maria Novella era stato pubblicato da F. "Vincenzo Fineschi nelle Memorie Istoriche degli uomini illustri di quel convento (tomo I, pag. 186, Firenze, 1790). Il testo delle Riformagioni fu in parte stampato dal Padre Idelfonso, nel tomo IX delle Delizie degli Eruditi Toscani.
Nel pubblicare la versione italiana mi sono attenuto scrupolosamente al manoscritto. E perchè il codice non è
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