Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
STATUTO DELI.'ARTK DI CALIMALA. 198
ranta per ciascuno del vice-operaio di san Giovanni, operaio di san Miniato, e guardiano della magione di san Sebio che contra la detta forma ritenesse o desse mangiare o bere, e per ciascuna volta. E non possano alcuno altro officio fare o ricevere che l'ufficio di Calimala, sotto pena del loro salario; e casso e rimosso s'intenda e sia dal suo ufficio chi contra ciņ facesse per esso fatto. Nč possa alcuno di loro andare fuori della cittade di Firenze con licenzia de'Consoli nč sanza licenzia, e se v'andasse sia casso dall'ufficio. E che qualunque ora alcuno di loro non venisse e stesse all'ufficio, e a'servigi de'Consoli e dell'ufficiale dell'Arte, sieno tenuti i Consoli e '1 notaio della inquisizione, per sč e per li sensali ogne di e parte di die, iscrivere e dare per iscritto al Camarlingo dell' Arte ; e '1 Camarlingo sia tenuto di ritenere a ciascuno, per ogne mattina che non vi stessero infino a terza, danari xvin, e altrettanto per ogne sera da nona a vespero, e a'loro non dare in alcuno modo. E se stesse xv dģ continui sanza venire al detto ufficio, s'intenda e sia casso e rimosso dal suo ufficio per esso fatto, se non fosse per cagione d'infermitą del suo corpo o per altro giusto impedimento. E 'I Camarlingo sia tenuto di non pagare loro ne'detti casi, a pena del doppio di quello che pagasse contra '1 detto ordine.
E sieno tenuti i detti messi di sollicitare che i ceri, e fitti, e pigione e ogne altra cosa che si debbono, dare all'opera di san Giovanni e alla magione di san Sebio e all' opera di san Miniato, si paghino a loro podere.
XIII.
Della elezione de Sindachi a sindacare gli officiali.
Siano tenuti i Consoli del mese di gennaio il di che si legge lo Statuto dinanzi all'Arte, chiamare de'nostri
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