Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
STATUTO DELL'ARTE DI CALIMALA. 37'jsua compagnia in alcuna carta pubblica o lettera o scrittura privata, se non in debiti o cose che fossono scritte nel libro o libri della sua compagnia, o se almeno due o più de'com-pagni non fossono insieme a tale obbligazione fare, o se non avesse in ciò speciale o generale procuragione e mandato da' suoi compagni'.
XI.
Al capitolo lxviii del primo libro posto sotto la rubrica: Di fare il perdono delle usure — nella fine del capitolo aggiunte sono queste parole, cioè: « E acciò che '1 detto perdono al tutto si faccia, sia tenuto il notaio della inquisizione, ogni anno, quando gli uomini dell'Arte vengono dinanzi a lui a confessare la compagnia e a giurare l'osservanza degli Statuti dell'Arte, di far fare il detto perdono a ciascuno che fare lo vorrà, anzi che si parta ; e quello perdono riceva il detto notaio come persona pubblica per tutti i mercatanti e uomini e compagnie della detta Arte per tutto il tempo passato, e quello perdono iscriva in uno libro per sè ordinatamente ogn'anno, a pena di lib. venticinque. E chi cotale perdono non vorrà fare, non ne sia isforzato ; ma iscrivasi per lo detto notaio nel detto libro ciascuno che tale perdono non vorrà fare. E non s'intenda fatto il perdono delle usure da alcuno, il quale per sè non vorrà fare e non farà simigliante perdono ; nè s'intenda che alcuno, il quale tale perdono non farà, abbia alcuno beneficio o assoluzione di perdono che avessono fatto o facessono gli altri dell'Arte. »
XII.
Al capitolo lxxxvii del primo libro, posto sotto la rubrica: Di coloro che venissono di nuovo all'Arte — aggiun-sono in fine del detto capitolo queste parole : « E anzi che
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