Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
PROCESSO 1)1 FRATE GIROLAMO SAVONAROLA. 507
conferivono meco le cose particolari, a loro bastava avermi per insegna e istrumento, coprendosi sotto il mio mantello; e io in pergamo e fuora confortavo questa parte nostra a stare uniti e esser animosi a far quello era utile all'opera nostra; e una di quest'utilità era che e'fussino i primi a questo governo civile. E quando io avessi voluto qualche cosa particulare, non arci conferito con cittadini per conservarmi la reputazione, ma 1'arei fatto per mezzo di fra Salvestro e di qualche altro frate, secondo mi parea a proposito, come circa alli offici, benché rarissime volte, perchè non li conoscevo e non mene intendevo ; sapendo massime che senza me erono solleciti i sopranominati e aderenti loro. Lo usare del mio mantello di che di sopra fo menzione, era di venire a San Marco, mostrarsi di esser del frate, favorirlo nelle prediche con lo andarvi, e altre cose simili, e benché molti venissino a San Marco per divozione , e credo molti ancora per beneficarsi e vedersi e unirsi e fare una mezza intelligenza.
1 cittadini quali io usavo per mezani a mandarli qua e là erano: Andrea Cambini, Piero Cinozi, Girolamo Be-nivieni, Francesco Davanzati, Carlo Strozzi assai, Jacopo Salviati quando Giuliano era Gonfaloniere, Alessandro Nasi, Piero di Pagolo delli Albizzi; et in etl'etto non tenevo fermo alcuno se non Andrea Cambini con Francesco Valori, perchè io mi guardavo per mantenermi la reputazione, et quasi tutto lo effetto di tale imbasciate era circa il mantenerli in fede nostra e mandavogli a' Signori o a' Dieci o agli Otto, dicendo stessino forti e non dubitassino di niente che Dio li aiuterebbe. E notate che uno de' principali fondamenti, che io avevo allo intento mio detto di sopra, cioè a mantener la reputazione e fama di buona vita, era il proposito fermo'di non mi impacciare mai di particulari; sappiendo massime che i cittadini mi seguitavano , lo face-vono meglio, e meglio lo sapevono fare che io non inten-
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