Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      processo 1)1 frate girolamo savonarola. 507
      sue cose li lussino restituite; e, come è noto e per molti si sa, furono restituite certe cose piccole , di che non accade al presente farne menzione: dico bene che se fussi occorso che Piero fussi mai tornato in Firenze, mio animo era dirli: Quello che io ho predicato, l'ho fatto a buon line, massime non essendo tu qui in stato, e quando tu fussi in istato non ti arci predicato contro, ma parlato de'vizi in generali.
      Delle cose di Pisa dico che io non dissi mai d' avierla in pugno, ma dissi bene: Pisa tu la riarai ad ogni modo. E vero è ch'io dissi: lo ho in pugno più grazie — ma non specificai mai Pisa, perchè parlavo cauto per non esser preso in sermone. E ben vero che per ogni mezzo arei avuto caro si fussino riavute le cose nostre per esser tenuto vero Profeta, perchè mi veniva a proposito : è vero che il Re di Francia me la proinisse, poi me la disdisse, e dello avermela disdetta lo comunicai con la Signoria che era allora quando tornai dal prefato Re da Poggibonzi.
      Quando io feci quella predica ove io narrai d' alcuni uomini di grande ingegno che si dovessino far frati, fu per rnesser Ulivieri Arduino e per messer Malatesta in particulari allegai qualche cosa d'illuminazione e più cose espresse, e dissili che messer Filippo Sacramori e messer Pandolfo de' Medici ci erano apparsi e detto che e' si facessi frate: e vuoimi ricordare che io dicessi a messer Malatesta, che non si facendo frate, andrebbe allo inferno. Questi simili volevo meco por magnificare l'opera mia, e avere dal mio valenti uomini. Di quelli ancora che io ho detti di sapere che sono nello inferno, l'ho detto per darmi reputazione, e non che io lo sapessi.
      Ebbi una volta in secreto una lettera senza suscrizione da fra Salvestro, dal quale poi intesi che 1' era suta mandata da una nuora di Tanay, che è de' Lenzi, per la quale ero avvisato che io mi avessi cura, perchè era uno che
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Storia dei comuni italiani
Volume Terzo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 566

   

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