Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
502 PROCESSO di FRATE GIROLAMO SAVONAROLA.
Di nuovo tirato su e datoli un tratto di fune e poi posto giù dopo che vi fu tenuto assai bene, e di nuovo domandato se è vero quello ha confessato, disse tutto esser vero e confermò ogni cosa.
Di nuovo domandato circa il risapere le confessioni da tutti i sua frati disse, che in genere li avea domandati de'peccati che regnano , non alla scoperta nè" in particolari, perchè da loro saria suto ributtato e tenuto tristo.
Di nuovo domandato circa la predica del Concilio disse, che confermava il sopraddetto di Napoli e di San Piero in Vincula, e che San Piero in Vincula li scrisse già una lettera dicendoli che lo voleva per amico, rispetto alle cose qui di Firenze , e che lui poi non cacciava altrimenti la pratica con detto San- Piero in Vincula per sapere che era ben disposto.
Domandato chi fu quello in verità che gli pose innanzi la pratica della profetessa , di che nella sua prima Esamina si fa menzione; dice che fu messer Alessandro Tornabuoni, non messer Luigi che equivocò per errore.
Confessò essersi impacciato circa i frati di Valombrosa per farli separare dal generale.
Item avendo predicato e detto che posti alcuni fondamenti a chi teneva ostinatamente che la scomunica valessi, fusse eretico, domandò di questo essere assoluto, che tiene la scomunica valere.
A dì xxii. di Maggio a ore 15.
Fra Girolamo sopradetto domandato a parole dal sopradetto messer Francesco senza il generale, e con giuramento se le cose dette fino a qui per lui stfnò vere, rispose ogni cosa esser vero, eccetto quello avea detto del Cardinale di Napoli; la quale cosa disse aver detto per paura. Domandato che cosa era,-disse dello aver tenuto-
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