Firenze vecchia di Giuseppe Conti
\ttovi proclami e sempre nuovi governi
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re, distributore delle corone, ec. » mandò anch' egli un proclama per dire che il Profeta aveva permesso che la Francia sterminatrice facesse le sue vendette per le colpe degli uomini ; ed ora che il suo compito era eseguito, i turchi sarebbero venuti a darci la libertà, promettendoci « una primavera di delizia e di riso !... » Ma degno di riso sarebbe stato davvero, se non lo fosse di sdegno, il veder bandire dagli altari da alcuni preti fanatici e ignoranti il proclama del sultano, come se si trattasse del vangelo di un nuovo apostolo !
E non fu soltanto il fratello del Sole e della Luna, che s'intenerì per noi, vedendoci preda dei francesi ; ma anche il generale Suwarow si commosse per conto del suo governo, alla nostra sorte; e anche lui, poveretto, mandò un proclama che cominciava così: « Popoli d'Italia, armatevi e venite a porvi sotto gli stendardi della religione e della patria, e voi trionferete d'una perfida nazione. » E dire che il comandante russo intendeva di alludere alla Francia!...
Il colmo dell'indignazione russa a nostro vantaggio è contenuta in queste parole : « 1 francesi vi opprimono tutti i giorni con gravezze immense: e sotto il pretesto d'una libertà e d'una eguaglianza chimeriche, portano la desolazione nelle famiglie.... » e via di questo passo.
Poi che fu ammansita la tracotanza del fiero guerriero Lorenzo Mari, il patriottico e sapientissimo governo toscano, non sdegnò di trattare il 7 luglio anche col prete Donato Landi, qualificato commissario di guerra della armata aretina, per preparare gli alloggi e le vettovaglie necessarie a tale valorosa armata, costituita da una ciurmaglia di 5000 ribelli, per la maggior parte appunto aretini. Essi infatti entrarono in Firenze nel pomerig'gio del giorno stesso dalla porta a San Niccolò in numero di 2500 fra fanti e cavalli guidati dalla celebre Sandrina Alari, che a cavallo come un uomo, vestita metà da donna e metà da soldato, entusiasmava quel prode esercito. Il vero nome di lei era Cassandra Cini, figlia d'un macellaro di Montevarchi ; ma ad Arezzo la chiamavano Sandrina. Fu poi sposata al capitano Lorenzo Mari, il quale,
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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 702 |
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Pagina (43/706)
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