Firenze vecchia di Giuseppe Conti
Firenze ì "ecciticigiurarono daccapo fedeltà a lui, finché non avrebbero dovuto fare altrettanto a un altro che fosse venuto in sua vece. In otto anni, era stato tutto un legger proclami, giurar fedeltà e cantar il Te Dcum in Duomo per il regnante che via via i padroni ci davano, e pagar quattrini stando sempre con l'animo rimescolato, che non venisse di peggio.
E il peggio venne, perchè ancora non s'era a nulla.
I toscani inviarono a Napoleone a Milano una deputazione di ragguardevoli cittadini per esortarlo a dare un assetto definitivo allo Stato, e nello stesso tempo a rispettare questa volta i musei e le gallerie. Si contentasse di guardare e non toccare. Fu tempo e fiato sprecato. Napoleone promise tutto ciò che vollero quegli egregi cittadini ; e per riscaldarli anche più, si disse fortunato « che i padri suoi dall'inclita Firenze traessero origine. » A queste parole, i deputati toscani gli avrebbero buttate le braccia al collo e lo avrebbero baciato. Ala Napoleone non contento d'averli tanto confusi, fece loro capire che la sua idea costante era di fare un gran regno italico.
Quella brava gente rimase così entusiasmata, così commossa e sbalordita da tali dichiarazioni, che non trovava più nemmen la porta per andar via. Prima però che i deputati tornassero a Firenze, la Toscana pulitamente e bene era stata annessa alla Francia. Con ordine del 18 marzo 1808, Napoleone ne dichiarò cessato il Consiglio di Stato e venne divisa in tre prefetture con funzionari venuti da Parigi. Questo per far vedere che Napoleone manteneva la promessa di costituire il gran regno italico. Di più, nello stesso anno fece fare la prima coscrizione levando di Toscana diecimila reclute, che servirono in gran parte a sostituire i vuoti nell' esercito francese e a formare il 13° reggimento di fanteria e il 28" di cavalleria. La desolazione delle famiglie, la costernazione di tutti fu grandissima. Non c'era da rifiatare. Quei ragazzi, a diciotto anni, furon presi, vestiti, o meglio, insaccati nelle ampie uniformi, e in quei calzoncioni dove ci si perdevano, furono mandati a raggiunger qua e là l'esercito francese.
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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 702 |
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