Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      Le nozze dell' arciduca I^eofoldo 171
      Dopo il pranzo, per ordine del maggiordomo Rospigliosi, furono dispensati dal signor Ventinove, ispettore del viaggio, diversi regali alle cameriste, al cappellano, al medico, al furiere e ai camerieri della corte di Sassonia; mentre dal segretario Enrici furono offerti altri regali di pregio e di valore, alle persone nobili del seguito dell'augusta sposa.
      Il giorno seguente, il principe Rospigliosi si recņ all'albergo « d'Europa » a prendere in consegna la sposa. Egli, col segretario Enrici, che sedeva in faccia a lui dalla parte dei cavalli, montņ in una carrozza di gala, preceduta da due staffieri « di sua livrea, » per far vedere che anche lui era un signore ; e due della corte di Toscana : agli sportelli della carrozza altri due staffieri di corte.
      Dopo pochi minuti, vi si recarono pure la principessa Rospigliosi, il duca Strozzi, e la marchesa Riccardi. Dietro alla loro carrozza, in piedi, stavano tre staffieri ; uno di corte, uno della casa Rospigliosi ed una della casa Strozzi.
      Appena giunta all' Albergo, la nobile Commissione venne introdotta da una porta laterale nella sala dov' era stato eretto un trono con un solo gradino; nel tempo stesso che dall'altra porta di faccia entrava la « reale sposa, » che andņ subito a sedersi sul trono, ed entrava pure il Commissario generale sąssone, la Dama d'onore e il suo Consigliere privato.
      Il Commissario fece leggere dal suo segretario « le plenipotenze della Commissione ingiuntale (sic) da Sua Maestą il Re di Sassonia, per la consegna da farsi della reale sposa. » Terminata la lettura, il Commissario toscano fece leggere alla sua volta l'atto di procura che lo autorizzava a ricevere la principessa in consegna.
      Dato cosģ dai due rappresentanti ampio discarico dei rispettivi mandati, il Commissario sąssone rivolse alla augusta sposa ed ai presenti alcune parole, dimostrando la sua gratitudine al re che lo aveva onorato di sģ nobile e delicato ufficio; dicendosi dolente di doversi separare da una principessa che per le sue belle doti, e le sue virtł « s'era attirata l'affetto della sąssone nazione, » ed implorņ quindi dalla


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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