Firenze vecchia di Giuseppe Conti
L'imperatore Francesco e il re di Napoli a Firenze 187
governata CQn maggiore liberalità, e sebbene fosse un piccolo Stato, solidamente costituito, lasciando Napoli portò invece * seco la convinzione che tristi giorni eran riserbati ih un' epoca non lontana alla più ridente parte d'Italia a causa della insipienza del re e della boriosa nullità dei suoi ministri.
Infatti, scopo principale, se non unico del governo napoletano era quello di distruggere le tracce del governo di Murat e combattere la carboneria: e su questo modo di governare del suo ministero, Ferdinando IV si cullava tranquillo. Ala il lavorìo incessante, sordo, de' carbonari che corrispondevano coi loro collegati in tutto il regno, nel resto d'Italia, e specialmente in Svizzera, cominciò a dare i primi segni della rivolta. Infatti la mattina del due luglio 1820 i «sottotenenti Morelli e Silvati, con cento ventisette fra sergenti e soldati del reggimento reale Borbone cavalleria » disertarono da Nola, dove eran di guarnigione, e insieme al prete Meni-chini e ad una ventina di carbonari, si diressero ad Avellino al grido di « Viva Dio, re, costituzione. »
Essi posero il campo a Mercogliano da dove il tenente Morelli scrisse al tenente colonnello De Concili per indurlo a patrocinar la causa della libertà, secondando la rivolta delle truppe. E il De Concili accettò, diventando così il supremo capo degli insorti.
I ministri, saputa la cosa, spaventati perchè impotenti a prendere una risoluzione, ed inabili a dare un consiglio al re, perdettero molte ore a discutere non sul da farsi, ma sul modo di dare al sovrano l'annunzio della sommossa, la quale, mentre essi cianciavano di tali puerilità, si allargava e si spandeva per intere provincie.
II re, inetto e pusillanime, quando lo seppe si trovò imbrogliato a chi dare il comando delle truppe, poiché temeva il tradimento nei generali più abili, ed in quei fidi temeva anche di più: l'asinità loro e la nessuna autorità nell'esercito. Perciò ricorse ai soliti mezzi termini a cui ricorrono tutti i re dappoco ed i governi deboli e fiacchi, cioè alla ostentazione d'una falsa sicurezza, dando tempo al tempo, nella speranza
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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 702 |
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Pagina (191/706)
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