Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      Firenze J'ecchiacon promesse e minaccie. Per fare anche jdìù effetto, la Principessa sua moglie alla bandiera napoletana annodò la « lista dei tre colori, » dicendo che quei ricami eran lavoro delle mani delle sue figlie. Ma i discorsi del Principe che salutava con parole marziali i soldati, come se quelle sole bastassero, perchè dette da lui, a farli vincere, e la lista dei tre colori ricamati dalla Principessa, non portaron fortuna.
      E come sempre, le sorti del regno e le speranze dei liberali andarono in fumo, per la incapacità dei generali e per )a viltà boriosa del condottiero generale Pepe, che a Rieti, il 6 luglio, ingaggiò battaglia con gli austriaci, i quali s'accorsero subito con chi avevan che fare.
      Per certi raffronti, la storia è la maestra più convincente. Il general Pepe, causa principale del disastro, fu il primo dei fuggitivi ; le milizie civili, nuove al combattimento, assalite « da un superbo reggimento di cavalleria ungherese, » da prima trepidarono, poi fug-girono, trascinando con l'esempio qualche compagnia dei più vecchi soldati.
      Solo il generale Ruffo, impotente a rattenere i fuggenti, con un piccolo drappello affrontò il vittorioso nemico, e dopo breve combattimento lo costrinse a battere in ritirata. Qualche eroe, nella nostra storia, si trova sempre. Magra soddisfazione a tanti disastri che fatalmente si rassomigliano!
      Ed il general Pepe, tale e quale come qualcun altro più moderno, senza esser ritenuto neppure dal bisogno di mangiare nò di riposare, ma cacciato sempre dalla paura, continuò a scappare finché non si fermò a Napoli. Quivi la seppe rigirar tanto bene, da farsi dar l'incarico, dall'inesperto reggente, della ricomposizione del secondo esercito!
      I soldati, rimasti così senza il generale e col nemico alle spalle, diedero, com' era naturale, il miserando spettacolo di buttar via le armi e le insegne, di « rovesciare e spezzare le macchine di guerra, inciampo al fuggire. » Così quell'esercito che pochi giorni innanzi metteva in pensiero il nemico, ne divenne il ludibrio. Fra tanta vergogna rimasero soli attorno alle bandiere pochi uffiziali attoniti e sdegnati, non


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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