Firenze vecchia di Giuseppe Conti
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nistri e le dame, alle dieci si recarono a piedi « alla festa di ballo nel gran salone di legname - sontuosamente addobbato - eretto espressamente nel mezzo del prato chiamato della Tinaia » e dove avevano accesso quei tali cittadini in frak, purché avessero i pantaloni e le scarpe, come era stato prescritto nella sofistica deliberazione del Magistrato civico.
L'effetto delle Cascine in quella notte, era meravigliosamente incantevole. Quei vecchi frassini, quelle vetuste quer-cie che sorgono lungo i viali e nel folto del bosco, illuminate fra i rami da migliaia di palloncini di tutti i colori, davano a quel luogo incantato l'aspetto d'una grandiosa scena fantastica, che difficilmente può immaginarsi. Immensa fu la folla, e straordinario il numero degli equipaggi ricchissimi, coi cocchieri in parrucca e tricorno, i cacciatori e i servitori in gran gala con le lucerne, le livree gallonate, le calze bianche di seta e le scarpe verniciate con la fibbia d'argento. I cavalli, superbe razze ungheresi, friulane o irlandesi, ave-van tutti i finimenti dorati e sbuffavano e coprivano il morso di schiuma, facendo sudar sangue ai cocchieri per reggerli fra quel frastuono che li infastidiva, in quella scena nuova che quasi li spaventava.
Per quanto le carrozze dalla Porta al Prato al palazzo fossero a quattro file, pure di quando in quando eran necessarie delle soste piuttosto lunghe, tanto era difficile la circolazione per il soverchio concorso.
La Corte si trattenne fin verso il tocco ; e la festa finì quasi a giorno, rimanendo celebre per la sua vaghezza e per lo spettacolo che offriva grandiosissimo e gaio.
L'impressione che fece Firenze alla nuova Granduchessa fu quella di una città senza poveri : e non vide di buon occhio gli atti di beneficenza compiuti in quella solenne occasione dal consorte, che fece distribuire sussidi, restituire una gran quantità di pegni, conferendo anche moltissime doti a povere ragazze. Le fece meno caso il condono di certe pene ai detenuti perchè quelle non costavan nulla! Forse, abituata alla folla lacera e scalza di Napoli, a quelle buie strade con le
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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 702 |
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Pagina (362/706)
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